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Monti: "Undici senatori mi hanno tradito" e punta il dito su Mauro e Casini

Il premier Monti

L'ex premier se la prende con chi ha intavolato un dialogo col Pdl: l'incubo di un accordo con gli azzurri l'ha fatto rinunciare al suo partito

Michele Chicco
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Le dimissioni dalla presidenza di Scelta Civica sono "irrevocabili". Mario Monti non ha cambiato idea e già da oggi attiverà le pratiche per iscrirsi al gruppo misto del Senato. A spiegare i motivi di un gesto così drastico è lo stesso ex premier che vede "la natura del partito stravolta". Questo snaturamento sarebbe avvenuto sotto "due profili: da un lato, c'è chi, come alcuni senatori considerati autorevoli, con l'aggiunta di Casini e Mauro, vuole che il sostegno al governo senza se e senza ma e chi, invece, ritiene debba sollecitarlo ad un impegno intenso e ad una maggiore capacità da parte del presidente del Consiglio di moderare la predominanza dei due partiti maggiori". "In secondo luogo - aggiunge bacchettando i due - non era nella linea di Scelta civica aprire ad un Pdl che non si fosse prima emendato di alcune personalità" con evidente riferimento all'incontro dell'altro giorno con Silvio Berlusconi e Angelino Alfano da parte del ministro della Difesa, e senatore (ex) montiano, Mario Mauro.  Magnifici 11 - Sotto attacco i senatori che hanno firmato un documento d'amore incondizionato ad Enrico Letta. “Undici senatori”, spiega il senatore a vita, “appartenenti al Gruppo di Scelta Civica – Albertini, Casini, De Poli, Di Biagio, Di Maggio, D'Onghia, Luigi Marino, Merloni, Olivero, Lucio Romano, Maurizio Rossi – hanno rilasciato una loro dichiarazione congiunta. Non posso non intendere la dichiarazione degli ‘undici più uno senatori come una mozione di sfiducia nei miei confronti. Ne prendo atto”. Adesso il professore si fa da parte e lascia le mani libere a chi è entrato in Parlamento con lui, grazie a lui.

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