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Giorgia Meloni, il dato nascosto nelle elezioni: terremoto centrodestra, sorpasso su Silvio Berlusconi

Giulio Bucchi
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Meglio di Nadal al Rolland Garros, queste amministrative, per una Lega che ha sigillato il proprio trionfo dentro e fuori la coalizione; e per Giorgia Meloni che ha ripreso a macinare consensi e che zitta zitta nel centro Italia riesce a scavalcare una Forza Italia in rotta disordinata. Maluccio come d' abitudine i 5 Stelle che nelle consultazioni locali restano fuori dal giro. Ma quanto a disfatte, c' è il Partito democratico che dà sempre soddisfazione: sarà pure vero che non ha ancora toccato i fondali dello scontento, perché Brescia e Trapani conquistate al primo turno hanno un effetto balsamico, ma l' arretramento dem imbarazza fortemente nelle città delle banche sbancate e diventa un decreto di sfratto in numerose ex colonie centromeridionali. La radiografia dice che Matteo Salvini comanda al nord, portandosi dietro il resto del centrodestra in ruoli gregari. Ma questo in Padania ormai non fa notizia, stupisce invece la presa istantanea della metallurgica Terni con il 29 per cento e un candidato salviniano doc (Forza Italia è al 9) mentre i grillini si fermano al 24 e il Pd langue al 12. Leggi anche: Il centrodestra unito vince? No, si frantuma. Scenario pazzesco Sopravvivenza - A Pisa Salvini tocca il 24,7 lasciando a Silvio Berlusconi un poco significante 3,5. Perfino nei fortilizi rossi quasi inespugnabili come Ancona, la Lega viaggia al 12 per cento e lascia FI al 4. Il che, lungi dal certificare che il centrodestra è morto, induce a pensare che si è totalmente consolidata l' inversione nei rapporti di forza all' interno della coalizione, ma in questo meccanismo di vasi comunicanti i Fratelli d' Italia se la sono cavata abbastanza bene. Meglio del previsto. La giovane Giorgia M. fatica come sempre al di sopra del Po (a Treviso 1,54 per cento) ma si prende le sue belle rivincite fuori dal Raccordo anulare romano. Per fare quattro esempi eloquenti: i Fratelli d' Italia scavalcano i berlusconiani a Massa (4,01 contro 3,53), a Pisa (4,58 contro 3,59), a Siena (3,56 contro 3,35) e ad Ancona (4,42 contro 4,33). Differenze minimali, in assoluto, ma gigantesche se parametrate ai precedenti storici dei due partiti lungo l' arco degli ultimi decenni. Veniamo al Partito democratico, che certo non canta vittoria ma sopravvivenza sì, e si rivende come segnali di vita i singulti discendenti di un encefalogramma elettorale in picchiata un po' dovunque. Notevole lo schiaffo preso nella linea invisibile che unisce Siena, Treviso e Vicenza: tre ricche città blasonate sfigurate dalla malagestione dei rispettivi istituti bancari, e dall' aiuto se possibile ancor peggiore offerto dai governi della sinistra nella passata legislatura. A Siena, l' ombra fatale del Monte dei Paschi costa sette punti percentuali (dal 25,29 al 18,34) a un Pd che porterà comunque al ballottaggio il suo candidato. A Treviso e Vicenza, assegnate al centrodestra al primo turno, l' alito mortifero della Popolare vicentina e di Veneto Banca precipitano i dem rispettivamente al 16,45 (dal 23,8) e al 23,85 (dal 28,54). I risparmiatori non dimenticano. Per ridiscendere nel centro Italia, una menzione speciale la merita Viterbo. Qui dovrebbe vincere al ballottaggio il candidato forzista, che dopo vari tramestii si è alleato con Lega e Fratelli d' Italia, salvando le stentate percentuali berlusconiane; epperò a Viterbo come altrove i due partiti populisti messi insieme rappresentano la stragrande maggioranza di un centrodestra ormai a guida sovranista. A sorpresa - La politologia si arresta qui, poiché subentra per nostro maggior diletto la teoria dei giochi di corte machiavellici, quelli che destinano il massimo guadagno individuale al più efficiente e spregiudicato dei giocatori, il quale esiste e risiede a Imperia, nella Liguria eternamente democristiana. In questa terra dalle clientele inestinguibili che sembrano trapiantate dal profondo meridione (sempre siano benedette), c' è infatti il vecchio Claudio Scajola che vince contro il resto del mondo: non pregiudicato ma dichiarato infrequentabile per le note e controverse sue vicende giudiziarie (dalla casa del Colosseo comprata a sua insaputa all' arresto nel 2014 con l' accusa di aver voluto agevolare la fuga in Libano un ex deputato latitante), l' ex ministro berlusconiano andrà al ballottaggio grazie al 35,28 dei voti, dopo aver sfidato nemici ed ex amici con tre liste civiche apparentate al Popolo della famiglia. Chapeau. Risultato simmetricamente inconsulto è quello che proviene da Messina, dove un altro centrista non sempre a piede libero se la vedrà al ballottaggio contro il centrodestra in virtù del quasi 20 per cento raccolto ai seggi. Lui è Cateno De Luca dell' Udc, medaglia al disvalore per essersi fatto arrestare (evasione fiscale) soltanto tre giorni dopo il voto regionale siciliano del novembre 2017; e già assolto per concussione, abuso d' ufficio e falso in atto pubblico ai tempi in cui era sindaco di Fiumedinisi, nel messinese. Infine, per il capitolo relativo alla scienza delle soluzioni immaginarie, detta anche patafisica, con un certo gaudio scopriamo che il partito-guida della coalizione centro-berlusconiana a Brindisi, il traino che consentirà ai moderati di accedere al ballottaggio, è il Partito repubblicano italiano. Il Pri, la vetusta edera lamalfiana? Sì. Il vegetale totemico di Giovanni Spadolini nell'era del pentapartito? Esatto, con l' 8,55 per cento. Benvenuti nella Terza Repubblica. di Alessandro Giuli

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