Nave Diciotti, sbarcano tutti gli immigrati a bordo: trionfo di Salvini, dove li manda
Sono sbarcati tutti gli immigrati a bordo della nave Diciotti, dopo che il governo italiano e il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha chiuso l'accordo con Albania, Irlanda e Cei per una distribuzione volontaria, nonostante il rifiuto di buona parte dei Paesi Ue. È iniziato poco prima della mezzanotte e un quarto lo sbarco dei 137 migranti scesi uno dopo l'altro dalla nave della Guardia costiera, ormeggiata al porto di Catania per 5 giorni. Ma sul pattugliatore sono rimasti complessivamente ben dieci giorni. Dopo le rapide procedure di fotosegnalamento e prima identificazione, vengono fatti salire a bordo di tre pullman diretti a Messina. Nel pomeriggio avevano lasciato l'unità militare in 13 per ragioni sanitarie. Leggi anche: Salvini indagato, la sfida al procuratore di Agrigento: "Se vuoi far politica, candidati col Pd" Le operazioni si sono svolte con molta serenità e sollievo sulla banchina, sia tra i migranti, sia tra le forze dell'ordine e il personale di assistenza. E sotto gli occhi della Guardia costiera (43 i militari che hanno condiviso a bordo la sorte dei profughi) che ha gestito la complessa vicenda con grandi professionalità e umanità, come riconosciuto da tutti, e che ultimamente aveva sollecitato i ministeri e le procure perchè si arrivasse a questo risultato, in considerazione della criticità della situazione. Nutrita sul molo la presenza della Croce rossa italiana.Del resto, sostanzialmente tranquillo, pur tra i timori e l'insofferenza crescente, era stato il comportamento dei migranti che hanno manifestato la loro insofferenza solo con lo sciopero della fame. Preghiere e canti avevano accompagnato lo sbarco dei giorni precedenti dei 27 minori. A luna già alta alcune decine di catanesi sono riusciti a raggiungere il molo e li hanno salutati, facendogli gli auguri per la loro nuova vita. In nottata, quindi, concluse le procedure, il previsto trasferimento in un centro di accoglienza di Messina in attesa delle destinazioni successive, in base alle disponibilità ottenute dal governo: una ventina in Albania, altrettanti in Irlanda, un centinaio preso in carico dalla Conferenza episcopale italiana, in base all'accordo con il Viminale.