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Matteo Salvini e Luigi Di Maio temono i complotti: "Lo spread? Colpa dei vecchi speculatori"

Caterina Spinelli
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Oramai lo spread è sulla bocca di tutti e oggi, 8 ottobre, ha sfiorato i 317 punti base. "Colpa della manovra finanziaria voluta dal governo gialloverde e bocciata dall'Ue" dicono tutti. Eppure Matteo Salvini non ci sta, secondo il ministro dell'Interno lo sbaglio è dei "vecchi speculatori che hanno ordito su una manovra per comprarsi le aziende italiane in saldo". Questo esecutivo - fa sapere Il Corriere della Sera - sembra sostenere diverse "teorie del complotto". La battaglia del collega di esecutivo, Luigi Di Maio, contro un possibile colpo di Stato finanziario dura da mesi. "Se qualcuno vuole usare i mercati contro il governo, sappia che non siamo ricattabili. Non c'è Berlusconi a Palazzo Chigi come nel 2011", diceva ad agosto il leader grillino. Leggi anche: Parlano i sondaggi: la Lega fa il botto anche al Sud Di Maio non ha mai cambiato linea di pensiero, inveendo ancora:"Il sistema mediatico e il sistema europeo hanno deciso che dobbiamo cadere, ma non hanno capito che più fanno così, più ci compattano". Una tendenza, quella del vicepremier, non nuova al Movimento 5 Stelle. Come dimenticare la polemica di Paolo Taverna, la pentastellata che urlò al "complotto per far vincere i 5 Stelle a Roma". Secondo la senatrice, infatti, gli altri partiti se ne volevano lavare le mani e affidare l'arduo compito di gestire una città così complicata ad altri.   Leggi anche: Golpe finanziario, Salvini e Di Maio pronti al piano B Sembrerebbe che Di Maio abbia una brutta influenza su Salvini, anche lui infettato dal timore di congiure: "Cercheremo in ogni maniera di stroncare l'esperimento italiano con il debito, lo spread, il declassamento delle agenzie di rating, i richiami e le penalità" diceva quest'estate, dopo l'allarme diffuso dal Wall Street Journal nei confronti dell'Italia sovranista. Una reazione, quella del leader del Carroccio, preceduta da un Di Maio fuori di sé, quando a luglio, durante la relazione al Decreto dignità, un numero non gli tornava: "C'è scritto che farà perdere ottomila posti di lavoro in un anno e non è stato messo lì dai miei ministeri". 

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