Luigi Di Maio e Giancarlo Giorgetti, lite furibonda in CdM: poi la menzogna del grillino sul leghista
Quel che è successo nell'ultimo Consiglio dei ministri, quello della famigerata "manina" sul Def che ha fatto saltare i nervi a Luigi Di Maio, resta ancora un mistero difficile da chiarire. Soprattutto a sentire la ricostruzione che il vicepremier grillino si è lanciato a fare con i suoi. Secondo un retroscena di Augusto Minzolini sul Giornale, Di Maio ha raccontato che era lui stesso a verbalizzare durante il Cdm: "Visto che ero il più giovane". Nel bel mezzo del confronto tra grillini e leghisti, però, secondo il ministro del Lavoro ci sarebbe stato un colpo di scena: "Giorgetti a un certo punto se n'è andato, perché aveva una cena a cui non voleva mancare". Leggi anche: Giorgetti: "Il governo così non va avanti molto. Di Maio e il M5s si vano a schiantare" L'idea che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio abbandoni il Cdm più importante finora per il governo preferendo una cena, lascia un po' perplessi. La versione di Di Maio vacilla già da sola, ma ci pensano i ministri leghisti a riportare come siano davvero andate le cose. L'unica cosa vera è che Giorgetti a un certo punto ha abbandonato il Cdm, andando via furioso: un attimo prima, infatti, aveva avuto uno scontro a muso duro proprio con Di Maio a proposito di un argomento relativamente minore, le associazioni sportive: "Se la metti così - avrebbe minacciato Di Maio - io non verbalizzo più e me ne vado". Pochi giorni prima ci sarebbe stato un episodio ben più chiarificatore sulla tensione tra i due, quando un gruppo di tributaristi avrebbe incontrato Giorgetti per spiegargli che senza scudo penale, cioè un condono per certi reati tributari, la pace fiscale sarebbe stata un fallimento. Il leghista però, che già a sentir nominare Di Maio fatica a trattenere il nervosismo, si è sfogato: "Io non ci metto bocca. È un argomento che è nelle mani di Conte, di Salvini e di Di Maio. Se ci ficco il naso io, succede il finimondo. Chiedete a Conte". E sarebbe stato proprio il presidente del Consiglio ad ascoltare quel gruppo, tanto di infilare la norma nel decreto, ecco la manina.