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Matteo Salvini, un trionfo: così la Lega è diventata il primo partito

Cristina Agostini
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Non è vero che questo è un Paese agnostico, relativista, indifferente a ogni tradizione, a partire da quella religiosa. Ci sono milioni di italiani che non sono baciapile, non vanno a messa ogni domenica, magari convivono more uxorio e certo non hanno letto Benedetto Croce e quel suo «non possiamo non dirci cristiani». Però hanno capito la cosa importante, e cioè che senza il cristianesimo e i suoi simboli, dell' Italia non resta più niente. Tra la gente di Matteo Salvini, ieri in piazza del Popolo se ne contavano decine di migliaia, così. Sono loro una delle ragioni - forse la principale - per cui oggi la Lega è data al 35%, primo partito nazionale. Si sono visti scattare quando il ministro dell' Istruzione, Marco Bussetti, sino a quel momento poco brillante, ha difeso dal palco «il crocifisso nelle classi e il presepe durante la festività di Natale», perché «senza la tradizione non siamo nulla», ricevendo la prima ovazione della giornata. Scena che si è ripetuta con il suo collega Lorenzo Fontana, responsabile della Famiglia: «Abbiamo la nostra cultura, la vogliamo tramandare ai nostri figli. Vogliamo il presepe, il crocifisso. Noi non ci vergogniamo della nostra storia». Leggi anche: "Ma quanto rosica?". Salvini ridicolizza Travaglio: come gli ride in faccia IL RICHIAMO A GIOVANNI PAOLO II - È stata la giornata della rivendicazione di quelle radici cristiane che la Ue ha ripudiato, dei valori che pochissimi oggi hanno il coraggio di difendere (certo non i politici di sinistra che amano definirsi «cattolici adulti»). Ed è stata la giornata di Giovanni Paolo II. Salvini, che ormai conosce i suoi elettori come una madre i propri figli, lo ha citato due volte, e prima di lui lo aveva fatto Fontana. Nel papa polacco, la Lega ha trovato il maestro di pensiero che non aveva. L' uomo che, dopo aver fatto crollare il comunismo, aveva messo in guardia l' Europa dal rischio di diventare un centro commerciale senza identità né anima, come vorrebbero «i Soros», il nemico. «Auspicava di veder nascere, dalla varietà delle esperienze locali e nazionali, una nuova e comune civilizzazione. L' Europa nata, fondata e cementata dai valori del cristianesimo. Un pericoloso populista, Giovanni Paolo II», dice il capo della Lega tra gli applausi (non ce ne sarà nemmeno uno per Jorge Mario Bergoglio, quando Salvini ricorderà che il pontefice in carica, nel pomeriggio, avrebbe reso omaggio all' Immacolata in piazza di Spagna). L'EDUCAZIONE CIVICA - I mezzi sono nuovissimi: è la prima manifestazione che va in diretta su tutti i social network, annuncia con orgoglio il deputato Alessandro Morelli, ieri nelle vesti di bravo presentatore. I valori, però, sono quelli millenari della fede, della tradizione e del rispetto reciproco. «L' educazione civica nelle scuole», spiega Salvini al suo popolo, «magari insegnerà ai nostri figli ad alzarsi in autobus se c' è un anziano, un disabile o una donna incinta. A fermarsi prima delle strisce pedonali, a gettare i rifiuti nei cestini. Non atti eroici, ma buonsenso». E più che dallo spread, il governo «dovrà essere giudicato dai numeri di culle che tornano a riempirsi, dal numero di bambini che tornano a nascere per avere non un "genitore uno" e un genitore "due", ma una mamma e un papà». Dio, la patria e la famiglia, non necessariamente in quest' ordine. Il Matteo rivoluzionario non c' è più e chissà se lo rivedremo. Adesso c' è il Matteo che promette pace e stabilità, rockstar con il rosario in tasca e la mano sul cuore, che ha smesso di essere incendiaria per conquistare nonni e nipoti. Più nazionalpopolare che populista, ormai. «Questa non è una piazza che ha tempo da perdere in odio e polemiche. È una piazza d' amore, di unione e di speranza», dice agli ottantamila davanti a lui prima di immergersi nel bagno di folla. Mancava solo la carezza da dare ai bambini al ritorno in casa (e dite loro che è la carezza del ministro dell' Interno), ma è come se l' avesse chiesta. Ed è la cosa giusta da fare, quando capisci che, se continui così, presto potrai allungare la mano e prenderti un Paese. di Fausto Carioti

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