Sondaggio, dove crolla il Pd con il nuovo partito di Renzi: incubo (per tutti e due)
Un partito di Matteo Renzi potrebbe valere il 9,4%. Con il Pd che, a quel punto, precipiterebbe all'11,8%. Sette punti in meno del risultato ottenuto alle ultime elezioni. Ma la capacità espansiva del partito di Renzi potrebbe portarlo oltre, almeno secondo il sondaggio di Scenari politici, Winpoll. Una nuova formazione creata e guidata dall' ex premier pescherebbe soprattutto, secondo l'analisi, nell' elettorato democratico: attirerebbe consensi per circa il 40%. Ma non solo nel centrosinistra. Guarderebbe con interesse al nuovo soggetto anche un quinto degli elettori di Forza Italia e un quarto delle formazioni genericamente definite di centrosinistra. Se si guarda a tutti gli elettori, invece, il nuovo eventuale soggetto susciterebbe l' interesse di circa il 15% degli intervistati. Leggi anche: "Qui serve il lanciafiamme". Fatto fuori, raptus di Renzi: vuole bruciare i compagni Pd Il sondaggio di Winpoll rimbalza da 48 ore tra i cellulari dei renziani. E fa il paio con un altro, quello realizzato dall' Istituto Noto per il Quotidiano nazionale e che testa, invece, l' altra opzione. Ossia la possibilità per Renzi di ricandidarsi al congresso del Pd. Secondo questo sondaggio, Renzi arriverebbe secondo: Zingaretti prenderebbe il 41% dei consensi, l' ex premier il 31% e Martina il 28%. Renzi non ha ancora deciso se lanciarsi o no. Ha passato questi giorni a valutare tutte le ipotesi. Da un lato è tentato di buttarsi in una nuova avventura, alla Macron, nonostante il presidente francese non stia passando un momento esaltante. Eppure Renzi ci crede ancora. Prova ne è la scelta di schierarsi con Macron e contro i gilet gialli. «In Italia», ha scritto ieri su Facebook, «gli esponenti dei partiti di maggioranza sembrano tutti innamorati dei Gilet Gialli. Migliaia di fermati, decine di feriti, a fuoco le strade di Parigi. Per me no. Sarò fuori moda, sarò minoranza, sarò controcorrente, ma per me no». Oggi alle 13 ha convocato una riunione con i parlamentari renziani per decidere cosa fare in vista congresso. Perché se sul partito può prendere tempo, sul congresso urge una scelta. In questi giorni in molti hanno insistito con lui perché si ricandidasse. Ma non sono solo i suoi a pensarla così. «Un congresso senza Renzi», dice Giacomo Portas, leader dei Moderati ed eletto nelle liste del Pd, «è un' ipocrisia. Il Pd non può prescindere da una sua presenza o diretta o come king-maker». Ieri sera, su Facebook, Renzi ha messo in chiaro che non lo farà. «Grazie del pensiero, ma non lo farò. Mi sentirei come Charlie Brown con Lucy che gli rimette il pallone davanti per toglierlo all' ultimo istante. Non mi ricandido per la terza volta per rifare lo stesso». Quanto all' assetto per le Europee, ha rilanciato la palla al futuro segretario: «A me sinceramente sembra giusto che questa decisione sia presa da chi rappresenterà la nuova leadership del Pd. Ma non ha sciolto il dilemma su quello che lui farà o meglio sul "dove" lo farà: «Farò quello che vi dico da mesi. E che sto facendo. Una gigantesca battaglia contro la cialtroneria di chi ci governa». Esclusa l'ipotesi di una ricandidatura, ieri sera le ipotesi erano due: "ripiegare" su Maurizio Martina oppure presentare un candidato di bandiera. I nomi, in questo caso, sono Teresa Bellanova o Anna Ascani. Il rischio è che arrivino seconde o terze. Ma in ogni caso dopo i renziani potrebbero trattare con il primo. Intanto ieri su Twitter è andato in scena un battibecco tra Renzi e Marianna Madia, ex ministro del suo governo. Diamo il reddito di cittadinanza alle imprese, aveva proposto il primo, facendo sua l' idea di Confapi. Gli risponde Madia: «Caro Matteo, il tuo partito, il Pd, sta proponendo da mesi di convertire quelle risorse per potenziare il ReI». Seguiva replica, piccata, di Renzi: «Certo, Marianna. Se mettono i soldi sul Rei meglio. O sull' Irap, benissimo. la proposta Pd è ok: il Rei l' abbiamo creato noi nel 2016, ricordi?». Questo il clima nel Pd. di Elisa Calessi