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Gad Lerner, la confessione impensabile: "Perché gli accattoni neri e africani mi danno fastidio"

Maria Pezzi
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"Salvini è diventato una star, è andato sulla copertina di Time ed è diventato il punto di riferimento simbolico dei sovranisti europei, quindi è in cerca di consolidamento di questo suo profilo internazionale", commenta Gad Lerner a Circo Massimo, su Radio Capital.   Secondo Lerner, intervistato da Massimo Giannini, "Salvini tira fuori in pubblico cattivi sentimenti, fastidi, disagi, che albergano nell'anima di ciascuno di noi. Anche a me dà fastidio l'accattone giovane nero africano davanti al supermercato quando vado a fare la spesa, ma adesso lo si può dire a voce alta, che sono dei palestrati, che la pacchia è finita, che la loro crociera nel Mediterraneo non possono più chiuderla nei nostri porti. C'è una legittimazione pubblica di sentimenti che prima dicevi sottovoce al bar, magari vergognandoti un po', e che adesso si sbandiera". Leggi anche: Gad Lerner, l'attacco a Matteo Salvini Insomma, frasi che non ti aspetti da uno come Gad Lerner. Invece insiste: "Accattoni neri? Non è affatto ironico. Penso ci siano sistemi di mendicità organizzata, che sono apprendistato del controllo del territorio, che ovviamente ci provocano disagio. Così come troviamo che sia un'ingiustizia che un ragazzo di vent'anni che potrebbe lavorare stia lì con il cappello in mano. Passare da qui alla rivendicazione dell''adesso ci vuole la cattiveria' e poi, dopo non aver detto una parola sul 1938 o sulle pietre d'inciampo, andare in Israele al museo della Shoah per farsi benedire come in una lavatrice, come sono già passati di lì Orban e Duterte, i peggiori figuri della nuova discriminazione che si macchia di razzismo oggi... questo è un grande dolore per un ebreo che pensa che Israele dovrebbe svolgere un'altra funzione".  Ascolta l'audio di Gad Lerner

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