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Matteo Salvini in Israele: chi c'è dietro il viaggio sovranista da Netanyahu

Matteo Legnani
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Certo, Matteo Salvini in Israele c'era già stato due anni fa, nel 2016. Ma da semplice leader della Lega, quasi una visita privata. Andarci da vicepremier, oltre che da ministro dell'Interno, ha richiesto tutt'altro lavoro preparatorio. Anche perchè una parte dell'opinione pubblica e dell'intellighenzia, oltre che della politica israeliana, Salvini in terra Santa non ce lo voleva: il quotidiano più importante del paese, Haaretz, ha scritto qualche giorno fa che Salvini avrebbe dovuto essere considerato "persona non gradita". E il presidente israeliano Rivlin non ha voluto vederlo. Quel che conta, per Salvini, è aver visto Benjamin Netanyahu, il primo ministro, oltre che alcuni membri del suo governo. Abbastanza per accreditarsi come leader sulla scena internazionale. Un risultato al quale, scrive Il Fatto Quotidiano, hanno lavorato in tanti alla luce del sole. Ma che è stato possibile, scrive il quotidiano di Travaglio, grazie al lavoro sottotraccia di alcuni personaggi altamente influenti a Gerusalemme, come l'ex deputata del Pdl ed ex ambasciatrice d'Israele a roma (oltre che giornalista) Fiamma Nirenstein.  l viceministro leghista Guglielmo Picchi, che agisce per Salvini da "ministro degli esteri parallelo"), aveva compiuto un viaggio preparatorio in Novembre. E poi, sì, anche Steve Bannon, rivela sempre Il Fatto, che conserva forti legami con il leader leghista ed è l'uomo che ha convinto Trump a spostare l'ambasciataa americana da Tel Aviv a Gerusalemme, guadagnandosi grande stima in Israele negli ambienti vicini proprio al premier Benjamin Netaniahu. Leggi anche: Salvini a Gerusalemme insultato? La sua reazione

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