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Alessandro Di Battista, perchè non va più in Congo

Matteo Legnani
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Fosse comuni (50 scoperte nell'ovest solo oggi), disordini pressochè quotidiani dopo le elezioni presidenziali che si sono tenute a inizio anno, violenze intercomunitarie come quelle che lo scorso 16 gennaio hanno provocato 890 morti a Yumbi. Senza tralasciare l'epidemia di ebola strisciante un poì ovunque, con focolai che si sono presentati nelle ultime settimane in diverse zone. L'inferno? No, il Congo. Cioè il Paese dell'Africa nera dove quell'anima bella (sprovveduto? Disinformato?) di Alessandro Di Battista aveva annunciato di volersi recare dopo il ritorno dall'America latina. Effettivamente, laggiù, di casini ce ne sono un bel po'. Forse troppi. Perchè un conto è farsi un bel viaggetto da terzomondista spacciandosi per "inviato", un altro andare dove i problemi ci sono davvero e si rischia la pelle. Così, da Fabio Fazio, domenica scorsa, Dibba ha corretto il tiro, cioè la prenotazione del volo, annunciando che dopo le elezioni europee si recherà in India. Leggi anche: Alessandro Di Battista, l'indiscrezione: "Dove andrà dopo le elezioni". Fonti privilegiate: altra cialtronata

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