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Ong, la porcheria che vogliono nascondere i nemici di Salvini: sette ex dipendenti li smascherano

Gino Coala
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Per essere davvero buoni sembra sia necessario dimostrarsi anche abbastanza stronzi. O almeno così si direbbe, valutando il gran numero di scandali che stanno infangando la reputazione delle maggiori associazioni internazionali che si occupano della difesa dei diritti umani. Un anno fa toccò ad Oxfam finire travolta dalle accuse di abusi sessuali ad Haiti, poi per lo stesso motivo fu la volta di Medici senza frontiere. Stavolta non c' entra il sesso ma gli addebiti sono di bullismo sul posto di lavoro. E a finire sotto accusa è Amnesty International. Leggi anche: Ong, ariva la Alan Kurdi: clamorosa sfida all'Italia, chi c'è dietro la nuova nave salva-migranti Sette membri dello staff direttivo dell' organizzazione fondata dall' avvocato inglese Peter Benenson nel 1961 hanno presentato le dimissioni dopo che un rapporto aveva denunciato il clima di lavoro «tossico» e il diffuso bullismo all' interno dell' organizzazione. In una lettera indirizzata al segretariato generale Kumi Naidoo, il gruppo leadership di Amnesty ammette che «sono stati fatti errori» e prende su di sè la responsabilità per il «clima di tensione e sfiducia» creatosi. «Siamo veramente dispiaciuti che la maggioranza dei colleghi si senta sottostimata e non sostenuta e vogliamo fare tutto il possibile per cambiare la situazione», si legge nella lettera al segretario generale, come riportato dal Guardian. «Nell' interesse di Amnesty International, ognuno di noi è pronto a dimettersi», continua la missiva. Naidoo - il quale ha già avvertito che potrebbe non accettare tutte le dimissioni - dovrebbe delineare un piano di riforma entro marzo, che coinvolge anche decisioni sulla leadership. Una recente ricerca sull' ambiente di lavoro nell' organizzazione, che fra l' altro ha vinto il premio Nobel per la pace nel 1977, ha denunciato che bullismo e nepotismo minacciano la credibilità dell' organizzazione, simbolo della difesa dei diritti umani nel mondo. Il rapporto, promosso dal KonTerra Group - che ha sede a Washington - e condotto da alcuni psicologi, era stato commissionato dopo i suicidi di due dipendenti l' anno scorso, almeno uno dei quali motivato da stress sul lavoro. Alcuni dipendenti hanno anche parlato di discriminazioni basate su genere sessuale e razza e di favoritismi nelle assunzioni. I sette funzionari che hanno rassegnato le dimissioni sono: Anna Neistat, direttore senior per le ricerche; Thomas Schultz-Jagow, direttore senior delle comunicazioni; Colm Ò Cuanachàin, direttore senior dell' ufficio del segretario generale; Julie Verhaar, direttore senior per la raccolta fondi; Minar Pimple, direttore senior delle operazioni globali; Richard Eastmond, direttore senior dei servizi e Tawanda Mutasah, direttore senior per le questioni legali. Amnesty, che ha una seziona italiana, è stata molto critica del decreto sicurezza voluto dal ministro degli Interni Matteo Salvini, come del resto la maggior parte delle Ong internazionali e, in comune con le altre organizzazioni, condivide tutta una serie di debolezze politiche sinistrorse. È del mese di gennaio ad esempio la polemica con Israele e la richiesta avanzata a quattro grandi compagnie di prenotazioni - Airbnb, Booking.com, Expedia e TripAdvisor - di boicottare le località turistiche ebraiche negli insediamenti in Cisgiordania, e anche a Gerusalemme est, perché situate in «territori palestinesi occupati». Da notare che la sede di Amnesty a Tel Aviv - in via Kibbutz Galuyot - è l' unica di tutto il Medioriente. di Giovanni Longoni

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