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Matteo Renzi, dopo l'arresto dei genitori il suo nuovo libro scala le classifiche di vendita

Matteo Legnani
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In soli tre giorni il nuovo libro di Matteo Renzi è riuscito a scalare le classifiche di vendita in Italia. "Un' altra strada"- questo il titolo - è al primo posto nella saggistica secondo i dati di alcune rilevazioni, e quarto nella classifica generale di tutti i libri venduti. Nel circuito delle librerie Feltrinelli è addirittura primo in entrambe le classifiche. C' è dunque una certezza: l' ex segretario del Pd ha un pubblico, cosa che invece è assai incerta per un Pd privo di lui. Certo, le vendite di un libro sono ormai ridottissime anche quando sei ai massimi livelli, e i voti per un partito sono ben altra potenza di fuoco. Ma Renzi unisce l' una e l' altra cosa, visto che sta riempendo in modo vistoso sale non minuscole nel suo tour promozionale che sta facendo in Italia proprio per promuovere quel libro. Scelta questa compiuta in perfetta sovrapposizione con la campagna elettorale per le primarie, da cui lui dovrebbe essere ufficialmente assente, ma che di fatto sta correndo come gli altri su una pista parallela. È un po' come vedere correre in pista in una gara ufficiale tre atleti che già non sembrano in grado di fare tempi clamorosi e su un corridoio parallelo vedi un tipo che corre quasi per gioco, ma già ai 20 metri è davanti a tutti e li lascia indietro di 50 al traguardo dei 100 metri. È esattamente questo l' effetto del tour librario di Renzi mentre i poveri Nicola Zingaretti, Maurizio Martina e Roberto Giachetti si attorcigliano in una campagna per le primarie dove nessuno dei tre riesce a bucare lo schermo ed è capace di comunicare con efficacia con l' elettorato. Congiuntura tragica - Certo il successo di vendite del libro e di pubblico del tour promozionale di Renzi è accompagnato da una congiuntura che sembra tragica, ma li favorisce entrambi: gli arresti domiciliari di papà Tiziano e mamma Laura hanno indubbiamente attirato l' attenzione mediatica su di lui. Non solo: se la bulimia dell' ex segretario Pd si è rivelata il suo tallone di Achille negli ultimi due anni, era qualche tempo che quel pubblico era restato a digiuno, e già questo ha consentito un rifiorire di attenzione. La corsa del Renzi scrittore che evidenzia l' inconsistenza della gara ufficiale dei tre pretendenti alla sua successione nel partito è solo l' ultima tragicommedia vissuta dal Pd. Partito che sembra nato solo per perdere. Così è accaduto dal suo primo vagito. Fondato da Walter Veltroni 12 anni fa, ha avuto la sua prima prova elettorale nel 2008, quando la sinistra rimediò la più cocente sconfitta mai patita ad opera di Silvio Berlusconi, l' avversario di tutta la loro vita. Eppure quella clamorosa e pesantissima sconfitta è stato il migliore risultato elettorale assoluto del Pd. Da lì in poi un tracollo dopo l' altro nei numeri assoluti, e perfino quando proprio Renzi alle europee del 2014 ottenne il famoso 41% dei consensi, in numeri assoluti quel giorno il Pd perse rispetto alla grande sconfitta di Veltroni un altro milione di voti. Siccome in 12 anni è sempre stato così: una discesa inarrestabile e continua, il problema più che negli uomini deve essere proprio l' idea stessa di quel partito che vorrebbe scimmiottare gli americani. Leggi anche: Enrico Letta ridicolizza Matteo Renzi: "Come si dovrebbe intitolare il suo nuovo libro" Soliti errori - Per quanto Renzi continui a compiere gli stessi errori di sempre, e reciti un copione ormai sempre uguale (basta assistere a due presentazioni dei suoi libri per capire come reciti un canovaccio base su cui di volta in volta innesta l' ultima notizia di cronaca), è ancora oggi in quel campo il solo leader che possa vantare un pubblico. Non sembra proprio scorgersi un' alternativa possibile nel trio che pure ci proverà. Ci hanno provato con il povero Zingaretti che almeno può fare valere rispetto ai concorrenti una esperienza sia pure limitata di guida e di governo. Quando qualche mese fa l' hanno testato gli esperti di comunicazione si sono messi le mani nei capelli: raramente ci si è trovati davanti a un politico meno empatico e comunicativo di lui. Almeno gli hanno insegnato come si parla in uno studio televisivo, e l' hanno convinto a sostituire la grisaglia con un maglioncino più informale, spiegandogli pure la necessità di fissare le telecamere per dire qualcosa al pubblico. Ma non c' era molto da dire. E figuratevi, questo è il candidato favorito... di Franco Bechis

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