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Stefano Buffagni, il fedelissimo di Di Maio ride in faccia a Toninelli e lo accusa: crollo per colpa sua

Davide Locano
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Dopo l'ecatombe alle regionali in Sardegna, siamo alla resa dei conti nel M5s. Non solo le parole di Beppe Grillo, "forse non siamo all'altezza. Forse siamo principianti come dicono". Ora, infatti, piovono anche le pesantissime parole di Stefano Buffagni, sottosegretario agli Affari regionali e fedelissimo di Luigi Di Maio. Buffagni - intervistato a Circo Massimo su Radio Capital - prima ammette le difficoltà del Movimento (e dà una lezione a Di Maio, che dopo il voto ha fatto spallucce suscitando ironie ad ogni latitudine): "Dobbiamo dare di nuovo un motivo alle persone per capire perché c'è differenza tra noi e la Lega o tra noi e gli altri. Spesso, probabilmente, essendo al governo insieme subiamo questo abbinamento e questo avvantaggia loro. Stiamo facendo una serie di errori". Secondo Buffagni "evidentemente sulla comunicazione noi non siamo bravi abbastanza, io sicuramente non lo sono, diciamo anche che ci massacrate tutti i giorni incredibilmente...". Insomma, la colpa è anche dei giornalisti cattivoni. Solito complotto (da ridere) sventolato dai grillini. Leggi anche: Di Pietro affonda i grillini: "Incapaci di intendere e di volere" Ma non sono soltanto i cronisti i responsabili individuati dal fedelissimo di Di Maio. Già, perché il passaggio più interessante dell'intervista è quello in cui gli chiedono se il M5s perde voti ogni volta che parla Danilo Toninelli. "Non posso rispondere", afferma Buffagni, per poi mettersi a ridacchiare. Insomma, la colpa è dei giornalisti... e di Toninelli. Questo almeno è quanto emerge dalla grottesca intervista del fedelissimo di Di Maio. E per quanto risulti cosa ovvia (e giusta) il fatto che Toninelli non possa far altro che concorrere al crollo dei consensi di qualsivoglia partito politico, additarlo pubblicamente la dice lunga su come stiano le cose dentro al M5s. Soprattutto se a farlo è un fedelissimo del capo politico. Infine, un'ultima osservazione: nel momento del tracollo alle urne, puntare il dito contro il solo Toninelli appare eccessivo a tutti. Certo il titolare delle Infrastrutture è piuttosto disastroso, ma Buffagni e Di Maio dovrebbero fare una seria, robusta e radicata autocritica.

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