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Giuseppe Conte accoltella Luigi Di Maio sulla Tav? Retroscena: Tav, le parole pesantissime del premier

Davide Locano
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Non tutto è come sembra? Forse. Si parla di Giuseppe Conte e della sua presa di posizione in conferenza stampa, giovedì, a Palazzo Chigi. Una presa di posizione clamorosamente grillina. Il premier ha detto chiaro e tondo che, a suo parere, "la Tav così com'è non deve essere fatta". Parole che a molti sono suonate come un assist a Luigi Di Maio. Ma forse, come detto in premessa, non tutto è come sembra. La pulce nell'orecchio la mette La Stampa, in un retroscena in cui si spiega come gli staff di Lega e M5s, subito dopo la conferenza stampa, si sono premurati di spiegare che "quello che ha appena detto il presidente del Consiglio non è un no alla Tav". Già, perché poche ore prima, Conte aveva incontrato Mario Virano, direttore generale di Telt, l'azienda italo-francese incaricata di realizzare la Torino-Lione. Il premier ha chiesto quanto tempo extra poteva avere l'Italia, ipotizzando un rinvio di sei mesi, che per il M5s sarebbe perfetto (il governo ci sarà, tra sei mesi?). Ma Virano lo ha gelato: "Impossibile". Al massimo l'Italia può strappare qualche giorno rispetto alla deadline dell'11 marzo, giorno in cui si riunisce il Cda della società per il varo dei bandi. Se si dovesse sforare, i fondi europei - 300 milioni di finanziamenti - sarebbero davvero a rischio. Leggi anche: Toninelli, Filippo Facci: "Cosa c'è dietro alla sua sceneggiata" E su questo punto, Conte, avrebbe insistito con Di Maio. Punto emerso tra le righe anche in conferenza stampa, quando il premier ha sottolineato come i suoi dubbi sono relativi "a questo progetto". Così com'è, insomma. E dunque, al vicepremier grillino, Conte avrebbe spiegato: "Mentre tu ti devi occupare del M5s, io mi devo occupare dell'Italia". Insomma, il premier sarebbe alla ricerca di una via d'uscita. Di un percorso per far partire la Tav. In tutto questo caos, pare certo che i bandi partiranno. Ma con riserva: saranno revocabili, così come sostiene da tempo la Lega. Nel frattempo, Conte otterrebbe del tempo extra per ridiscutere il progetto con Parigi. La convinzione del premier è di ottenere qualcosa sulla redistribuzione delle spese, rendendo l'opera più conveniente per l'Italia. Insomma, stando al retroscena de La Stampa, il premier si starebbe muovendo in verità secondo le linee indicate proprio da Matteo Salvini. Perché Conte sa benissimo che un "no" definitivo all'opera avrebbe conseguenze costosissime per il nostro Paese. Ma, soprattutto, sa che il "no" porterebbe alla fine del governo: la crisi è più di un'opzione. Conte, insomma, più vicino a Salvini che a Di Maio. Più vicino alla Lega che a un M5s mai così solo e allo sbaraglio: i grillini sanno che stanno per perdere ancora, per andare a schiantarsi per l'ennesima volta in questa loro breve, e sciagurata, parentesi governativa.

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