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Danilo Toninelli dimezzato, la mossa di Matteo Salvini per mettergli una badante

Davide Locano
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«Toninelli, lei è una brava persona, però sulle navi a Venezia non ha capito nulla, e secondo me neanche sul Mose». Chi dice queste cose è Luigi Brugnaro, sindaco della Serenissima, ma l' opinione che il ministro non comprenda i dossier che gli sono affidati e si comporti sempre allo stesso modo, bloccandoli tutti, è diffusa ovunque. Dal capoluogo veneto, dalla Sicilia, dal Piemonte: gli amministratori locali lo cercano per avere il via libera alla costruzione di una strada o di un ponte, o almeno per convincerlo a recarsi sul posto a controllare di persona, ma lui non risponde a nessuno. Danilo Toninelli è un problema per la Lega e lo sta diventando pure per i Cinque Stelle, proprio a causa dell' immagine di assente e incompetente che spesso offre di sé. Rimuoverlo non si può, almeno per ora: significherebbe dare ragione al Partito democratico e a Forza Italia, autori delle mozioni di sfiducia nei suoi confronti. Però lo si può sterilizzare, magari in attesa del "rimpasto" di governo che potrà avvenire dopo le elezioni europee, se la maggioranza sopravviverà alla prova. Così ieri il segretario della Lega ha calato la propria proposta: affiancare lo stralunato grillino con un manager dotato di pieni poteri e capace di fare ciò che a Toninelli non riesce. «Un commissario alle infrastrutture farebbe bene. Non chiedetemi dei nomi, ma un responsabile aiuterebbe, visto che ci sono opere ferme da decenni». Leggi anche: Di Maio-Salvini, contratto stracciato CAPITANO IN PRESSING Ovviamente, ha subito aggiunto Salvini, «questo commissario non limiterebbe il ministro Toninelli», ma è chiaro che si tratta di una frase carina messa lì per rendere il rospo più digeribile agli alleati: le deleghe che dovrebbero andare alla nuova figura oggi le ha in mano l' assicuratore di Soresina, il quale verrebbe privato di buona parte dei suoi poteri. La Lega, insomma, ha appena offerto a Toninelli quella che ritiene essere la migliore soluzione possibile per lui e per il governo: resta ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, salvando la faccia, e passa tutte le rogne a un super-commissario sul modello di quello che fu Giuseppe Sala per l'Expo di Milano. Dal fronte pentastellato nessuno ha reagito. Toninelli non ha gradito (sarebbe stato strano il contrario), però in pubblico si è limitato a dire che ci saranno «tanti super-commissari sul territorio, che andranno a metterci la faccia», e che «il vero super-commissario è lo snellimento delle procedure». Chiaro tentativo di mandare in vacca la proposta di Salvini senza alzare il livello dello scontro. AGENDA FITTA Il voto dei leghisti infatti gli sarà indispensabile il 21 marzo, quando la sfiducia individuale verrà votata nell' aula del Senato. A palazzo Madama i numeri della maggioranza sono risicati e il ministro ha bisogno dell' appoggio di tutta la Lega per salvarsi. La stessa assemblea, peraltro, il giorno prima dovrà decidere se autorizzare il tribunale a processare Salvini per il "sequestro" dei 177 immigrati a bordo della nave Diciotti. Tutto consiglia agli alleati di tenere bassi i toni sino ad allora, per rialzarli nelle settimane precedenti al 26 maggio, durante le quali il copione prevede che Cinque Stelle e leghisti si abbaino contro nel tentativo di conquistare visibilità e consensi, stando comunque sempre attenti a non mordersi. Però, appunto, Salvini vorrebbe liberarsi della zavorra chiamata Toninelli prima di quella data: l' idea che nelle urne la Lega possa pagare parte del prezzo del fallimento dei ministri grillini si è insinuata ed è molto fastidiosa. di Fausto Carioti

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