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Matteo Salvini, il segreto del suo successo: Molteni e Candiani, gli angeli del Viminale

Giulio Bucchi
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Quando Milena Gabanelli sul Corriere della Sera ha fatto i conti delle presenze di Matteo Salvini al ministero dell' Interno (all' inizio una decina di giorni al mese, dallo scorso autunno non più di 5 o sei), il ministro sembra avere poco gradito, anche se ha provato a sdrammatizzare con una battuta: «Vado al ministero», ha replicato, «sto seduto sulla seggiola per dodici ore consecutive, così poi mando un post al Corriere. Sto lì, faccio il pisolino, così sono contenti». In effetti facendo il ministro, il vicepresidente del Consiglio obbligato a continui vertici con Luigi di Maio e Giuseppe Conte per sanare le liti, e il leader della Lega che non manca una tappa della infinita campagna elettorale, Salvini al Viminale si vede assai poco, certamente meno di qualsiasi suo predecessore. Leggi anche: Sta costruendo l'internazionale sovranista, poi... Chi sarà il prossimo vice-Salvini Il tecnico - A sbrigare però il lavoro ordinario c' è - come riconosce anche chi fa le pulci al ministro - il suo capo di gabinetto, Matteo Piantedosi che conosce a memoria la macchina organizzativa ed è in continuo contatto con il ministro. Ma siccome anche lui - per quanto bravo e capace - non può prendere le decisioni politiche che di volta in volta sono necessarie, il ministero ombra è svolto in realtà dai due angeli custodi di Salvini. Che sono i due sottosegretari leghisti che ha voluto anche per questo con lui al ministero: Nicola Molteni e Stefano Candiani. Ai due in questo ordine il ministro ha dato formalmente le deleghe essenziali per fare funzionare il Viminale, lasciando solo qualche funzione di contorno agli altri due sottosegretari che vengono dal Movimento 5 stelle: Luigi Gaetti e Carlo Sibilia. Molteni è quello che per deleghe e natura svolge il ruolo più politico da viceministro, mentre Candiani ha caratteristiche da Mr Wolf di fiducia, il personaggio di Pulp Fiction che "risolveva problemi". Di Cantù il primo, di Busto Arsizio il secondo, hanno entrambi la praticità lombarda e non stanno impalati sulla forma: al di là delle deleghe formali, sono intercambiabili. Così quando uno dei due ha l' agenda troppo piena e deve sostituire il ministro che non c' è, interviene l' altro al suo posto, e viceversa. I due in ogni caso hanno una chat comune con Salvini e con l' altro Matteo, il capo gabinetto sia per avere istruzioni da lontano quando necessario sia per rendere patrimonio comune ogni cosa fatta. Dal martedì al venerdì entrambi sono quasi sempre al ministero dove entrano alle 8-8,30 del mattino. La sera escono spesso dopo le 22, scoprendo così come sia leggenda che nei palazzo romani si lavori meno che al Nord. I dossier non mancano. Dei due Molteni è più legato all' ufficio del Viminale, da cui esce quasi sempre solo per recarsi in Parlamento e fare le veci del ministro quando c' è da rappresentare il governo su qualche provvedimento di competenza del Viminale. Gioco di squadra - Il leghista di Cantù infatti conosce meglio di Candiani regole e trucchi della discussione parlamentare, e ha nelle sue mani i dossier più politici: quelli sulla immigrazione e la sicurezza. D' altra parte era stato lui - che nella vita faceva l' avvocato - l' ideatore già nella scorsa legislatura del testo di legge sulla legittima difesa, e portarlo oggi indenne dagli assalti grillini è naturale sua soddisfazione (e merito). Poi entrambi capita che debbano andare al di là delle proprie deleghe persostituirsi a Salvini in appuntamenti e incontri già prefissati. Scherza Candiani: «Con un ministro come Salvini non esistono confini. Mica puoi dire a chicchessia che quella cosa non rientra nella tua delega: uno si applica e cerca di risolvere i problemi. Ma con il gioco di squadra non c' è problema, e io e Nicola siamo sempre intercambiabili». Candiani, che avrebbe nel cuore della sua delega vigili del fuoco, difesa civile e affari interni e territoriali, però il 13 marzo scorso ha ricevuto al ministero Rita Adam, ambasciatore della Svizzera in Italia, compito che certo non rientrerebbe nei suoi compiti istituzionali. Martedì 19 marzo nella sua agenda c' è pure un incontro con l' ambasciatore dell' Iran. Con la Svizzera c' era qualcosina in comune sui rapporti transfrontalieri e l' organizzazione degli enti locali. Con l' Iran l' incontro è istituzionalmente più atipico. Ma le diplomazie sono interessate ad avere rapporti cordiali con l' inner circle del vicepremier. E tocca ai colonnelli tessere legami preziosi. competenze da rivedere L' unico spazio "alla Salvini" che i due angeli custodi si ritagliano è in genere a inizio e fine settimana: il lunedì e il venerdì. Può anche capitare che facciano in quel caso i leghisti partecipando a qualche appuntamento politico anche elettorale, ma in genere in quei due giorni semplicemente escono dal ministero per incontri istituzionali in giro per l' Italia. Candiani gira per stazioni dei vigili del fuoco, Molteni per le prefetture. Poi insieme al ministero raccolgono informazioni e segnalazioni che arrivano dal territorio (molte le invia Salvini) sia per cercare di risolvere problemi che per ideare interventi istituzionali. I due vice stanno cercando di ridisegnare le competenze di tutti gli enti locali, perché il leader ha scoperto come siano confuse. Confusione che da due anni ha bloccato i bandi per la metanizzazione dell' Italia. Perché non si capisce più a chi e quando tocchi farli... di Chris Bonface

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