Luigi Di Maio, drammatico disastro in tv: il precedente, perché può finire come Alessandro Di Battista
Definizione: dilettanti allo sbaraglio che dispongono di una - in ogni caso - eccessiva fetta di potere. Soluzione: i grillini. Esempio pratico: Luigi Di Maio. E per rendere l'esempio ancor più pratico torniamo a martedì sera, DiMartedì, il salottino di La7 dove conduce le operazioni Giovanni Floris. A tu per tu, l'intervista è con il capetto politico grillino. Si parla dell'aumento Iva, che scatterà nel caso in cui il governo non riuscisse a disinnescare le clausole di salvaguardia pattuite con l'Europa. Per farlo sono necessari 20 miliardi (stima per difetto) da reperire entro la legge di Bilancio 2020 (indiscrezioni di stampa riferiscono di un possibile aumento già il prossimo luglio, nel contesto di una manovra-bis ad oggi però smentita). Floris domanda: «E dove li trovate questi 20 miliardi?». Di Maio risponde: «Non si faranno manovre correttive. Non voglio finire nel tecnico». «No, no: ci finisca pure», lo incalza il conduttore. «Indegnamente, finisco nel tecnico indegnamente», taglia corto il grillino. Risposte? Zero. Un inquietante momento di tv, che dà la cifra politica del soggetto: zero. Tecnicamente non sarebbe un quisque de populo, Giggino: vicepremier, ministro dello Sviluppo economico. Insomma una risposta sui denari era pur lecito attendersela. Mica una soluzione, non esageriamo, ma quantomeno una balla, una sparata, un «aboliremo l' Ici», un «patrimoniale subito» alla Landini, piuttosto un «la mucca nel corridoio era un toro» con cui Bersani spiazza tutti. E invece nulla, resa immediata e incondizionata. Non sa che dire, il ministro dello Sviluppo Economico. Il quale non pago della figura barbina si dà anche dell'«indegno»: «Finisco nel tecnico indegnamente». Insomma, la soluzione magari c' è pure, io di certo non la conosco e se ne parlo faccio un casino di quelli gravi. Tragico. Per approfondire leggi anche: Luigi Di Maio a Stasera Italia, bombardamento su Salvini Di Maio, quello che ascoltava «con molta attenzione il discorso del presidente Ping», che «ho abolito la povertà» e che con occhio guizzante proponeva «un censimento dei raccomandati in Rai». Il meglio dell' universo grillino. Mondo vario e spassoso, dove fioriscono ministri della Salute - Giulia Grillo - che parlano di «obbligo flessibile» sui vaccini; campionissimi alla Toninelli, i quali sfrecciano a bomba nel tunnel del Brennero a bordo di un «bellissimo» Suv diesel; sottosegretari - Laura Castelli - «che stiamo stampando le tessere per il reddito» ma non sa mica dove. Spassosi ma pericolosi: è lecito, forse doveroso, turbarsi per il potere democraticamente ottenuto dalla banda pentastellata. La speranza è che tutto ciò finisca presto, e performance come quella di Di Maio da Floris offrono solidi appigli, alla speranza. Quello studio, per i grillini, appare maledetto. La vittima eccellente è Alessandro Di Battista. Dopo l' ospitata a DiMartedì (12 febbraio) in cui nervosissimo protestò per il mancato applauso del pubblico, sparì. Forse venne silenziato dai vertici M5s al fine di evitare ulteriori calamità mediatiche. Dibba è ricomparso qualche giorno fa per annunciare che no, non si candida alle Europee, e oggi pare ai margini del M5s. Certo Di Maio non sparirà di colpo. Ma figuracce come quella rimediata da Floris potrebbero «indegnamente» spedirlo, pian piano, lontano da qualsiasi leva di comando. di Andrea Tempestini