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Matteo Salvini, la reazione brutale del leghista contro il debito di Roma: "Non va pagato"

Gino Coala
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Le frecciate al limite dell'insulto tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio volate prima del Consiglio dei ministri sul Documento di economia e finanza sono solo l'antipasto dello scontro vero e proprio che vivrà il governo quando entrerà nel vivo delle questioni fiscali, prima fra tutte la flat tax. Per ora infatti, il Def indica solo le linee generali sulle quali si dovrà muovere il governo, indicazioni tutto sommato di massima che entreranno nel dettaglio solo entro il prossimo autunno. Leggi anche: Def, Giovanni Tria e Giuseppe Conte nel panico: "Così l'Europa ci punirà di sicuro" Finché il governo non si dovrà occupare davvero della prossima legge di Stabilità, resta abbondante spazio per le litigate "a parole" vitali per la campagna elettorale. Come i finti attacchi di Di Maio contro l'alleato leghista, ultimo caso quello sulle tasse che "non devono avvantaggiare solo i ricchi", dice il grillino che da giorni tenta di travestirsi da leader della sinistra. Dice di voler fare da garante perché la flat tax passi, ma Salvini è sempre più sicuro che dietro ci sia una sonora presa in giro. I richiami del ministro Giovanni Tria sui margini ristrettissimi a prossime manovre di riduzione fiscale parlano da soli: i soldi in cassa sono pochi e già impegnati. Non solo nel calderone del Reddito di cittadinanza o in quota 100, ma anche per ripagare l'enorme debito del Comune di Roma, ultimo regalo al sindaco Virginia Raggi dagli amici grillini al governo. Per Salvini quel soccorso pentastellato è sembrato un vero e proprio tradimento alle spalle da parte del M5s: "Non pagheremo debiti fatti da altri", ha detto, quando ormai però il provvedimento era stato già approvato dal governo.

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