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Luigi Di Maio, il terrore del grillino dietro il no all'accordo col Pd: cosa teme di Salvini

Gino Coala
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Che sia una tattica a fare il prezioso con il Pd, Luigi Di Maio lo dimostrerà col tempo. Sta di fatto che al momento il vicepremier grillino ha chiuso le porte al corteggiamento di Graziano Delrio, che ha cercato in qualche modo di aprire una trattativa con speranze di governo tra Pd e M5s. Un gesto, quello del grillino, che non è per niente piaciuto a diversi big del M5s, come riporta il Fatto quotidiano. Leggi anche: Salvini e Di Maio, patto di potere in Sicilia: il piano segreto Delrio si era detto pronto a discutere di "salario minimo e conflitto di interessi". Temi da sempre cari a sinistra, ma che proprio durante i governi Pd non si sono quasi visti. Eppure per molti maggiorenti grillini poteva essere l'occasione non solo per "snidare il Pd", ma anche per mettere pressione alla Lega e Matteo Salvini, sempre che il leghista se la bevesse. Dietro al brusco stop di Di Maio, però, ci sarebbe tutta la paura del leader del M5s di arrivare allo strappo vero con la Lega: "Dobbiamo stemperare un po' i toni - riporta un retroscena del Fatto quotidiano - la gente si starà stancando". Il che vuol dire crollo dei consensi e fuga insormontabile del Carroccio. Certo la porta con il Pd è chiusa, ma non a chiave. Come dimostrano le parole di Mattia Fattinati, fedelissimo di Di Maio: "Se i dem cambiassero politica e classe dirigente sarebbe diverso. Smettessero di attaccare provvedimenti per i più fragili come il reddito di cittadinanza e la nostra proposta di salario minimo".

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