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DiMartedì, Marco Travaglio e lo sproloquio manettaro: insulti ad Armando Siri, fango su Matteo Salvini

Davide Locano
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Un Marco Travaglio sempre più con la bava alla bocca, quello che si palesa a DiMartedì di Giovanni Floris su La7. Siamo alla vigilia del CdM dove si deciderà sul futuro politico di Armando Siri, il leghista indagato per il quale i forcaioli grillini - Travaglio in testa - invocano manette da giorni. E insomma, ovvio che il direttore del Fatto Quotidiano alla vigilia del rendez-vous sia su di giri. E così, intervistato da Floris, non perde l'occasione per attaccare, sbraitare, picchiare durissimo. Si parte ovviamente dal bersaglio grosso, Matteo Salvini: "Lui garantista? Ma se ogni volta che qualcuno è indagato dice che deve marcire in galera". Poi gli insulti al sottosegretario indagato: "Di certo Siri è un markettaro e il ministro circa un mese fa aveva chiesto la testa della Marini del Pd". E ancora, su Siri: "Di solito quando si va in banca a chiedere un mutuo, la banca chiede garanzie, ma nel caso di Siri ciò non è accaduto. Non conosco nessuno che patteggerebbe un anno e 8 mesi di carcere senza aver commesso il reato", conclude Travaglio. Il direttore del Fatto Quotidiano, house-organ M5s, ha insomma già emesso il suo verdetto di colpevolezza. Tutto come da copione. Leggi anche: "Rom per Salvini": Travaglio, bomba di fango sul Fatto

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