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Matteo Salvini, la Lega e l'obiettivo 41% alle Europee: il mercato delle liste

Davide Locano
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La Lega di Matteo Salvini ha il vento in poppa. In tutti i sondaggi, il Carroccio supera abbondantemente il 30%, quasi raddoppiando i consensi incassati alle Politiche del 2018 (17,3%). Ma la scalata potrebbe non essere finita qui. Perché ai salviniani manca poco - poco più del 9% - per raggiungere il picco del proprio mercato elettorale, quantificato nel 41%. Viceversa M5S, il partner di maggioranza dei leghisti, non gode di buona salute: rispetto al 32% del 4 marzo dello scorso anno, ha lasciato sul terreno dieci punti percentuali e troppo deve fare, il Movimento di Luigi Di Maio, per recuperare terreno. Il "voto potenziale" ulteriore rispetto al dichiarato (22,9%) - ossia la quota di elettori che mostrano interesse per la lista, ma poi non la votano - è molto ampio: 17,7%. «Più è grande il voto potenziale, più la salute del partito è cagionevole: significa che la strada da percorrere per avvicinarsi al proprio picco è molto lunga», sintetizza Arnaldo Ferrari Nasi, che con la sua Analisi Politica ha testato la vitalità delle principali liste a poche settimane dalle Europee. Leggi anche: Follia-Lerner: per lui Salvini ride dei morti affogati Il dossier si chiama «I mercati elettorali». E «la Lega è quasi al top, il vuoto da colmare è poco», sostiene l' analista. E quel "poco" può essere raggiunto continuando a erodere l' elettorato di Forza Italia - la porzione più consistente tra chi si dice disponibile a votare per il Carroccio - o dando la caccia a chi non vota. «L' appeal della Lega è forte soprattutto tra i forzisti del Nord e della Toscana», osserva Ferrari Nasi. I numeri certificano l' esistenza dei vasi comunicanti tra salviniani e forzisti. Al momento il voto dichiarato per gli azzurri vale per il partito di Silvio Berlusconi l' 8,9%. Così il vertice del mercato elettorale di FI - ovvero il 23% - è lontanissimo. In questo caso il grande voto potenziale a disposizione degli azzurri, il 14,1%, è «indice della debolezza di attrattività del partito, soprattutto proprio nei confronti della Lega». AZZURRI IN AFFANNO Del resto l' 80% dei possibili nuovi sostenitori berlusconiani attualmente preferiscono il Carroccio. Non a caso sono sempre il Nord e la Toscana - come per la formazione di Salvini - le aree geografiche dove è più ampio il voto potenziale per i forzisti. «Il problema di Forza Italia è che per recuperare consensi, li deve sottrarre ai salviniani», dice Ferrari Nasi. Sottinteso: tutt' altro che agevole. Diverso, nel centrodestra, il caso di Fratelli d' Italia, a caccia del primo sbarco a Strasburgo (occorre superare il 4%). La formazione di Giorgia Meloni, dichiara l' autore del dossier, è «in una buona situazione». È vero che è un «partito piccolo», ma vale lo stesso discorso per la Lega: la distanza da percorrere per raggiungere il vertice del mercato elettorale - 9% - è poca. Significa che la possibilità di crescita - un ulteriore 4,7% rispetto al 4,2% dichiarato - è «proporzionata alla sua dimensione». Bacini di pesca elettorale: gli uomini tra i 18 e i 35 anni e le donne - settori nuovi rispetto al tradizionale elettorato conservatore della Fiamma - e il Sud, dove viceversa la destra è solitamente forte, ma che alle Politiche è stato sedotto dalle sirene di M5S. CADUTA LIBERA A proposito dei pentastellati, i numeri di Ferrari Nasi confermano il crollo: «Hanno perso dieci punti in un anno, hanno un grande lavoro da fare per recuperare». In particolare, la maggior parte di chi potrebbe votare M5S, ma oggi non lo fa (il 45% del voto potenziale), è rappresentata dagli indecisi. Il fronte sul quale i grillini hanno costruito le precedenti vittorie elettorali. Il Movimento è in crisi anche nell' elettorato femminile e nel Mezzogiorno. «Stanno scontando le difficoltà sulle questioni economiche, a partire dal lavoro». E il Pd? «Solo apparentemente pare in buona salute», afferma l' analista. È vero che rispetto alle Politiche la formazione di Nicola Zingaretti può vantare un rimbalzo positivo - dal 18,7% all' attuale 21,6% - ma il differenziale rispetto al mercato elettorale (32%) è molto ampio: 10,7% di voto potenziale. Che per la maggior parte è composto da indecisi (44%) e chi di solito non vota (41%). Categorie, tuttavia, che il 4 marzo 2018 avevano optato per il Pd, allora guidato da Matteo Renzi. Zingaretti, in pratica, per crescere deve riconquistare il consenso «di chi già votava Pd e adesso ingrossa l' area del non voto. I democratici non ruberebbero voti alle altre liste». Il mercato elettorale democratico segnala una sofferenza, in particolare, sul consenso femminile, sugli elettori con più di 55 anni e sui laureati. di Tommaso Montesano

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