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Matteo Salvini, Nando Pagnoncelli e i sondaggi: "Perché mi ricorda Matteo Renzi". Colpo mortale pre-elezioni

Giulio Bucchi
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Campanello d'allarme per Matteo Salvini. A farlo suonare è Nando Pagnoncelli, il sondaggista di Ipsos che intervistato dal Fatto quotidiano dice la sua sulla campagna elettorale dei leader alla vigilia delle elezioni europee di domenica 26 maggio. Il parallelo tra il leader della Lega e Matteo Renzi era già stato usato, non in termini lusinghieri, da Luigi Di Maio ma il fatto che a fare lo stesso sia un esperto di numeri e percentuali come Pagnoncelli aggiunge una nota inquietante (per il Capitano): non è, insomma, solo propaganda.  Leggi anche: Sondaggi riservati, una gola profonda a Travaglio, Perché Salvini ora è preoccupato "Guardiamo la parabola di Renzi - spiega il sondaggista - nella sua fase iniziale poteva dire tutto e il contrario di tutto ed era apprezzato perché decisionista. Alla fine è diventato, per le stesse persone, un accentratore egoriferito. Il troppo stroppia e vale anche per Salvini". Potrebbe funzionare, invece, il basso profilo di Nicola Zingaretti :"Come Gentiloni. Uno dei pochi premier a partire basso nei sondaggi, all'indomani del referendum, ma che poi ha recuperato proprio perché la gente era stanca di polemiche e urla. Questo sta succedendo anche ora: troppa aggressività viene vissuta come una battaglia di potere a scapito dei cittadini". E qui si salta, inevitabilmente, a Di Maio: "Il Movimento 5 Stelle ha un elettorato trasversale. Condizione ottimale per chi sta all'opposizione, mentre quando si è al governo le decisioni sono destinate a scontentare qualcuno. C'è poi il confronto con Salvini, il cui protagonismo dà l'idea di sovrastare l'altro vice premier. La Rete non è un universo chiuso, ciò che un politico comunica nei social viene ripreso dagli altri mezzi. La Rete da sola non può bastare, così come da sola la presenza territoriale. Salvini ha adottato un mix efficace".

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