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Giuseppe Conte, accelerazione verso la crisi: "Sono pronto a dimettermi, cosa devono fare Di Maio e Salvini"

Giulio Bucchi
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Il premier Giuseppe Conte è disposto a rimettere nelle mani del presidente Sergio Mattarella il suo mandato. Nella conferenza stampa a Palazzo Chigi, il presidente del Consiglio chiede ufficialmente a Luigi Di Maio e Matteo Salvini "di dirmi se hanno intenzione di proseguire con lo spirito del contratto stipulato o se preferiscono riconsiderare questa posizione, se hanno la speranza di rafforzare la propria posizione elettorale o magari riscattare una sconfitta".   Leggi anche: "Conte, ma lei sta con il Movimento 5 Stelle?". A Palazzo Chigi agguato (e imbarazzo) in diretta "Non mi presterò in nessun modo a bivaccare per proseguire la mia permanenza a Palazzo Chigi - spiega Conte -. Senza questa volontà politica, rimetterò il mandato nelle mani del presidente della Repubblica a cui rinnovo la mia stima e gratitudine per il sostegno che mi ha sempre dato". "Chiedo una risposta chiara, inequivoca e se mi consentite anche rapida, perché il Paese non può attendere". Dopo 20 minuti passati a rammentare a giornalisti e ascoltatori i successi archiviati dal governo gialloverde, il premier accelera improvvisamente riconoscendo gli effetti devastanti di una campagna elettorale andata avanti per mesi. Al termine delle elezioni europee del 26 maggio, spiega, "la distribuzione del consenso si è notevolmente modificata, la Lega è uscita rafforzata e il M5s fortemente penalizzato". "Purtroppo il clima elettorale non si è ancora spento, viviamo una condizione di super-eccitazione che non giova all'azione di governo. I rapporti personali sono buoni, ottimi con tutti i ministri e miei vice. Ma lavorare nell'interesse del Paese significa qualcosa di più, significa predisporsi a un orizzonte temporale più ampio. Se continuiamo a indugiare nelle polemiche a mezzo stampa e freddure via social non possiamo lavorare. La "fase 2" chiede un'azione ancora più decisa". Il riferimento è al concetto di "leale collaborazione" tra le forze politiche e i parlamentari. "Significa non cambiare una decisione dopo una riunione politica, e se c'è un ripensamento bisogna prima avvertire i colleghi. Ciascun ministro non deve prevaricare i colleghi e restare nel proprio ambito, per non minare la credibilità dell'intero governo. Se ci sono rimostranze politiche occorre rispettare la grammatica istituzionale". Poi l'esempio dinamitardo: "Se il ministro dell'Economia e il premier interloquiscono con le autorità dell'Ue per evitare una procedura di infrazione che farebbe molto male, le due forze politiche non devono intervenire". Esattamente l'opposto di quanto accaduto in queste settimane. La scommessa di Conte è che nel giro di poche ore Salvini, Di Maio e i rispettivi uomini cambino atteggiamento in modo radicale.

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