Cerca
Logo
Cerca
+

Emma Bonino, vent'anni senza vincere niente ma con il record di poltrone

Esplora:

Maria Pezzi
  • a
  • a
  • a

 «Però la Bonino è brava». Lo si sente dire ogni volta che si avvicinano le elezioni o quando c' è da assegnare una poltrona. A partire da quella di presidente della Repubblica. «Però la Bonino è brava». Come dire: certe sue idee possono anche non piacere, ma come si fa a parlare male di lei? Una delle poche, secondo i suoi ammiratori, che fa politica perché ci crede e non per interesse. E sarà pure brava, la signora Emma, solo che poi tutta questa bravura non si traduce in voti quando arriva il momento cruciale di contare le schede. Lo abbiamo visto alle Europee. Il suo nuovo e ambizioso partito, +Europa, nonostante l' alleanza con Italia in Comune, non è riuscito a superare lo sbarramento del 4%. Si è fermato al 3,09 e buonanotte ai suonatori. Niente seggio per nessuno. Lei, in ogni caso, non sembra avere intenzione di arrendersi. «Sono dispiaciuta, non delusa», ha detto nella tradizionale conferenza stampa per commentare i risultati. «È deluso», ha spiegato, «chi si fa delle illusioni, ma avevo fiducia e speranza, perché so che abbiamo dato tutto quello che potevamo per cercare di fare entrare i temi europei in campagna elettorale». E ancora: «Questo risultato complessivo è comunque un consolidamento importante di un gruppo politico nato poco più di un anno fa. Ci siamo già dati due appuntamenti: una direzione allargata e poi un' assemblea il 22/23 giugno». Altri tempi -  Insomma, prova a guardare avanti. Oltre un risultato comunque al di sotto delle aspettative. Il problema, però, è che la storia va avanti così da molto tempo. Dall' ultima vittoria elettorale della Bonino sono infatti passati ormai quattro lustri. Anno 1999, nell'Inter gioca un certo Ronaldo, a Palazzo Chigi c' è un certo D' Alema e il 13 giugno si svolgono le elezioni per il Parlamento di Strasburgo. La lista della Bonino, commissario europeo uscente, sorprende tutti con un clamoroso 8,5%. Di colpo diventa il quarto partito italiano. Forza Italia e Democratici di sinistra sono saldamente ai primi due posti, rispettivamente al 25 e al 17%. Ma la terza classificata, Alleanza nazionale, alleata con Mario Segni, è lì a un soffio, al 10,28%. E il movimento della Bonino prende praticamente il doppio di Lega Nord e Rifondazione comunista, ferme tra il 4 e il 4,5%. Potrebbe essere l' inizio di una lunga storia d' amore tra lei e gli elettori. E invece... Per approfondire leggi anche: Emma Bonino ancora fuori dall'Europarlamento E invece le cose non vanno così. Tutt' altro. Solo due anni più tardi, alle Politiche del 2001, i radicali passano dall' 8,5 al 2,24%. Addio a tre voti su quattro, in pratica. Al confronto i tonfi di Renzi e di Di Maio sembrano cose da dilettanti. Poi, ahinoi, Emma non riesce più a risalire. Alle Europee del 2004 la lista Bonino prende il 2,25%. Alle Politiche del 2006, sperando in un' inversione di tendenza, i pannelliani si presentano con "La rosa nel pugno". Risultato: 2,6%. Alla luce di questi insuccessi, alle Politiche del 2008 la leader radicale preferisce farsi eleggere al Senato "mimetizzandosi" nelle liste del Partito democratico guidato da Walter Veltroni. L' anno dopo, però, alle Europee rispunta la lista Pannella-Bonino. Niente di nuovo sotto l' urna: 2,43%. Il peggio, comunque, elettoralmente parlando, deve ancora arrivare. Anno 2010. Il centrosinistra la sceglie come candidata governatrice del Lazio. Ma Emma si fa battere da Renata Polverini. Poi, alle Politiche del 2013, la sua lista, che questa volta si chiama "Amnistia, giustizia e libertà", prende la miseria di 65.022 voti, uno sconfortante 0,19%. Si rifà in parte nel 2018, con la nascita di +Europa, quando alle elezioni per la Camera dei deputati raggiunge il 2,56%. Ma insomma, è sempre poca cosa... Al governo -  Leggendo questi numeri qualcuno che non la conosce potrebbe pensare che la carriera della Bonino sia sostanzialmente terminata vent' anni fa. E invece no. Perché lei, in un modo o nell' altro, riesce sempre a cadere in piedi. Anzi, a cadere seduta su una poltrona. Dal 1999, quando ha lasciato il posto di commissario europeo, è stata eurodeputato (1999-2006), deputato (2006-2008), ministro del Commercio internazionale e delle Politiche europee con Prodi (2006-2008), vicepresidente del Senato (2008-2013), ministro degli Affari esteri con Letta (2013-2014) e ancora senatrice (dal 2018 ad oggi). Al Quirinale, almeno per ora, non c' è arrivata. Anche se, come detto, il suo nome è stato fatto con insistenza nel 1999 (elezione di Ciampi) e nel 2013 (rielezione di Napolitano), mentre ancora nel 2017 un sondaggio di Piepoli la dava in testa tra le donne preferite dagli italiani per la presidenza della Repubblica. Perché, visto che poi non la votano? Semplice: perché si può anche sostenere un altro leader o un altro partito, «però la Bonino è brava». Sarà mica la solita storia degli uomini che preferiscono le bionde ma sposano le more? di Alberto Busacca

Dai blog