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Luigi Di Maio prima ammazza i giornali, poi se ne fa uno suo: eccolo

Davide Locano
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Luigi Di Maio, leader del Movimento 5 Stelle, zitto zitto si fa la sua rivista. Non la chiama rivista ma magazine digitale. Arriva Plus!, e il punto esclamativo finale non è un dettaglio. Bimestrale, on line, sfogliabile comodamente sia sulla home page del ministero del Lavoro sia su sito dello Sviluppo Economico. Benvenuti nell' era a 5 stelle dove i giornalisti non servono (o meglio non compaiono), e neppure i direttori responsabili, che per legge devono fare da garanti a qualsiasi pubblicazione. E invece a via Flavia e a via Veneto se ne infischiano e preferiscono raccogliere comunicati e articoli degli enti più o meno "vigilati": da Invitalia all' Inail, e poi Gse, Ice, Unioncamere, Inps. E pure Agenzia delle Entrate e Cdp e Sace. badget zero È "uscito" il 17 giugno, con tanto di comunicato ufficiale, il primo numero (ma al Mise parlano più modestamente di "numero zero") della «iniziativa editoriale del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali che si inserisce nel più ampio progetto Incentivi.gov.it». Leggi anche: Le foto pazzesche di Di Maio pubblicate da Signorini In casa grillina parlare chiaramente di "pubblicazione giornalistica" risulta indigesto. Basta pensare alla battaglia contro i finanziamenti a Radio Radicale. E prima ancora, con la legge di Bilancio 2019, ai tagli ai finanziamenti ai giornali di carta (come Libero, Avvenire, Manifesto, Italia Oggi, ecc). E quindi si preferisce raccontare l' iniziativa editoriale come «foglio informativo digitale». L' idea di comunicazione partorita in casa grillina non è passata inosservata. Scoprire on line (pare siano state mandate 3/400 mail per annunciarne la nascita), che è nata una nuova rivista, in questa era editoriale di vacche magre, è già una notizia. Tanto più che da anni (e lo sanno bene al ministero del Lavoro), il settore è in profonda crisi. E la situazione non sembra migliorare.L' intenzione promozionale del Mise è di mettere insieme e propagandare iniziative e progetti di ben 15 enti e società che orbitano in area ministeriale. Progetti che spesso scompaiono nella raffica di comunicati e annunci politici. Per realizzare le 50 pagine di questo che viene definito come un «foglio digitale» sono stati coinvolti gli uffici stampa e comunicazione di tutti gli enti. Impacchettando - in una veste grafica fatta in casa, «senza spendere un euro», garantiscono da Mise - una rivistina di autocelebrazione: miscelando fisco e banda larga, Emirati Arabi e Reddito di cittadinanza. Una macedonia editoriale di argomenti che forse, dopo questo primo lancio potrebbe trasformarsi in un vero e proprio prodotto editoriale, sempre digitale. «La carta mai», assicurano da via Veneto. L' altro aspetto bizzarro è che la rivista di Di Maio non ha un direttore responsabile. E non si tratta di un foglietto parrocchiale (una volta si scriveva: "ciclostilato in proprio"), ma della pubblicazione ufficiale del Mise e del Lavoro. «C' è una legge la 103 del 2012 sulla piccola editoria digitale che ingenera la tentazione», avverte Carlo Verna, presidente del Consiglio nazionale dell' ordine dei giornalisti, e «la nostra interpretazione è che l' indicazione del responsabile comunque occorra e la vicenda andrà al più presto chiarita perché il titolare del dicastero non può essere chiamato in causa in quanto anche la legge sulla stampa dice che quando il direttore è parlamentare debba esserci un vicedirettore responsabile». Verna potrebbe già oggi chiedere chiarimenti a Di Maio (al Festival del Lavoro di Milano).vietato copiare Se la nomina di un direttore responsabile potrebbe risolvere il problema altro problema è quello della eventuale violazione del diritto d' autore. Infatti già esiste da anni la testata "Plus 24", supplemento del sabato de Il Sole 24 Ore. Forse il "Plus!" di Di Maio oltre oltre a dover rintracciare un direttore che firmi la testata dovrà anche trovare un nuovo nome. Le recenti sentenze della Cassazione ribadiscono: il nome di un giornale non si può copiare. di Antonio Castro

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