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Matteo Salvini al vertice: "Autonomia, mio testo in cdm poi sì a modifiche in Aula". Perché può finire male

Giulio Bucchi
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L'autonomia regionale è a rischio. "Il mio testo è pronto da mesi", annuncia Matteo Salvini entrando a Palazzo Chigi per il vertice di governo dedicato proprio a questo tema. Il leader della Lega e vicepremier ha negato di voler sottrarre il tema all'esame del Parlamento: "No, no, no, il Consiglio dei ministri dovrà approvare un'intesa che poi dovrà essere sottoposta alle Regioni, perché le Regioni che sono protagoniste devono dire sì o no, e poi il Parlamento potrà discutere. Ci sono le commissioni che possono approfondire, possono suggerire, possono modificare, per carità di Dio". "Però, se dal Cdm non esce un testo, di cosa stiamo parlando? E quindi l'importante è che esca un testo". Un'accelerazione, dunque, è attesa subito con un accordo tra i ministri leghisti Erika Stefani (Affari regionali) e Gian Marco Centinaio (Agricoltura) e quelli grillini Riccardo Fraccaro (Rapporti col Parlamento), Barbara Lezzi (Sud) e Alfonso Bonafede (Giustizia), tutti presenti a testimonianza dell'importanza dell'incontro. Leggi anche: "Sei elettori su 10 vogliono l'autonomia". Sondaggio Diamanti, l'impresa di Salvini Il pericolo, però, è che il testo approvato poi nel prossimo CdM possa venire modificato, se non snaturato nei suoi passaggi fondamentali in Aula, considerando l'ostilità già manifestata da molti parlamentari eletti al Sud, anche nelle file della maggioranza a 5 Stelle. Non a caso il governatore lombardo Attilio Fontana, leghista e in prima fila insieme al collega veneto Luca Zaia, dopo aver incontrato Salvini si è limitato a uno stringato commento: "Non posso dire nulla finché non ho visto quali sarebbero queste eventuali modifiche". 

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