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Mediterranea, il capo missione è un deputato di Leu. Vergogna: sempre assente in aula, lo paghiamo noi

Maria Pezzi
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Il parlamentare di Leu Erasmo Palazzotto, che è anche capomissione di Alex, si è buttato in acqua violando il divieto di sbarco appena la barca è arrivata a Lampedusa. Ecco l'articolo ritratto oggi su Libero. È un deputato di Liberi e Uguali il capo missione di Mediterranea a bordo dell' imbarcazione Alex che giovedì pomeriggio ha strappato alla guardia costiera libica una cinquantina di migranti, perlopiù originari del Camerun e della Costa d' Avorio, che si trovavano a una settantina di miglia dalla costa della nostra ex colonia. Erasmo Palazzotto ha trentasei anni, è alla sua seconda legislatura, fa parte della commissione Difesa e della commissione d' inchiesta sulle mafie, ma per la verità non sembra che passi molto tempo nell' aula della Camera. Anzi, lo scorso 7 maggio il Fatto Quotidiano ha rivelato che, durante le votazioni, il parlamentare dell' ultra-sinistra risulta assente nel 63,7% dei casi; soltanto otto deputati sono meno presenti di lui. Record d'assenze - In questi giorni, comunque, a Montecitorio non cercatelo proprio: Palazzotto come s' è detto è a bordo di Alex, un veliero preso a noleggio dalla italiana Mediterranea Saving humans. È, quest' ultima, un gruppo di associazioni (perlopiù centri sociali) messo in piedi dall' ex no global convertitosi in no border Luca Casarini e dall' antagonista bresciano Beppe Caccia. La loro idea era quella di mettere in mare alla ricerca di migranti una nave battente bandiera italiana, «escamotage del diritto» (così Palazzotto) per respingere le accuse rivolte dal ministro Matteo Salvini alle Ong straniere, che invece di far rotta verso le loro patrie d' origine sbarcano i migranti sulle nostre coste. Per raccogliere i soldi necessari all' impresa, questo arcipelago di associazioni che va dall' Arci nazionale a vari centri sociali, ad Ong ormai arcinote come Sea Watch e Open Arms, e che gode dell' appoggio politico di alcuni Comuni come la Milano di Beppe Sala, la Palermo di Leoluca Orlando e la Napoli di Luigi de Magistris; per fare cassa, dunque, Mediterranea ha potuto beneficiare delle garanzie di Nichi Vendola e di alcuni parlamentari (Nicola Fratoianni, Rossella Muroni e il nostro Palazzotto) presso Banca Etica, la quale ha così concesso un prestito di 480 mila euro. Da quel momento è partita la raccolta fondi, con l' obiettivo di arrivare a quota 700 mila euro. Obiettivo raggiunto e abbondantemente superato: sul sito dell' associazione ieri si leggeva che le donazioni sono arrivate a quota 819.859,50 euro. La prima spesa di Mediterranea è stata per l' acquisto della Mare Jonio, un rimorchiatore costruito negli anni Settanta trasformato in un' imbarcazione atta alla ricerca e al salvataggio di naufraghi. Da oltre un mese, però, la Mare Jonio è ferma al porto di Licata, dopo che la procura di Agrigento ne ha disposto il sequestro. Di qui, l' idea di ricorrere ad Alex, che originariamente doveva servire per il monitoraggio e l' assistenza dell' imbarcazione principale: i suoi diciotto metri di lunghezza e la sua diecina di cuccette sono stati ritenuti comunque sufficienti per partire alla volta della Libia. Per approfondire leggi anche: L'ira di Salvini contro la barca Alex La risoluzione anti-Minniti -  L' annuncio è stato dato dalla stessa Mediterranea, con un post sul suo sito datato 2 luglio: «Mediterranea non si è mai fermata, perché non è sequestrando una nave che si ferma Mediterranea. Ma adesso siamo tornati. Di nuovo. In mare». Con Erasmo Palazzotto, per l' appunto, a sostituire Luca Casarini nel ruolo di capo missione. Il quale Palazzotto, infine, se anche non è uno tra i più presenti in Parlamento, ha recentemente fatto molto parlare di sé. È stata infatti una sua risoluzione, nella quale chiedeva la «sospensione degli accordi con la Libia, anche alla luce delle condizioni in cui (i migranti, ndr) sono detenuti in quelli che appaiono come veri e propri lager», a spaccare il Partito democratico, con alcuni deputati, tra cui l' ex presidente del partito Matteo Orfini, a mettere la propria firma in calce a un testo che di fatto sconfessava la linea tenuta dal ministro dell' Interno Marco Minniti ai tempi del governo Gentiloni. Una sconfessione fatta propria ieri anche dall' ex premier Matteo Renzi in una lettera pubblicata in prima pagina su Repubblica. di Alessandro Giorgiutti

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