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Matteo Salvini contro Emmanuel Macron: "Né tuoi schiavi né colonia, apri il porto di Marsiglia"

Caterina Spinelli
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Continua il braccio di ferro tra Matteo Salvini e Emmanuel Macron sul fronte dei migranti. Come risaputo l'Italia non ha accettato quanto deciso al vertice di Helsinki, dove Parigi e Berlino hanno mantenuto il principio del "porto più vicino" di sbarco per gli immigrati. La posizione dell'asse europeista è stata poi ribadita nel vertice tenuto in Francia disertato dal nostro Paese. È stato proprio questo ad alimentare lo scontro già acceso: Macron ha infatti richiamato Salvini su quelle "responsabilità" che avrebbe dovuto avere e che non ha avuto. Peccato però che il presidente francese abbia dimenticato le proprie di responsabilità: "Amico mio, preoccupati delle richieste dei francesi. L'Italia non sarà il tuo campo profughi... C'è il porto di Marsiglia, non venire a stressare noi. Se pretendi che noi si firmi un documento dove le navi arrivano in Italia, hai sbagliato a capire perché gli italiani non sono più disponibili ad essere schiavi di nessuno. Non siamo dame di compagnia di nessuno. Lezioni di generosità e di democrazia da Macron non ne prendo", ha affermato nel corso di una diretta Facebook.  Leggi anche: Salvini ridicolizza Macron: "Non prendo ordini da te" Poi ancora: "Ieri a Parigi non ci è andato nessuno. Ma chi sei? Non siamo mica dei tuoi dipendenti o dei tuoi camerieri. Siamo andati alla riunione ufficiale ad Helsinki dove c'eravamo tutti noi ministri. Se Macron si alza la mattina e decide che è il nuovo Napoleone e si fa tutto a casa sua in base a quello che vuole lui, se la fa e se la canta da solo". La posizione del vicepremier leghista è chiara: l'Italia non si accollerà l'accoglienza di tutti i migranti. E sembra che ora qualcuno lo abbia capito: "La Procura della Repubblica di Roma mi dà una buona notizia. È stata presentata richiesta di archiviazione per me per l'evento Sar del 3 aprile 2019 a proposito del caso dell'Alan Kurdi dell'Ong Sea Eye". Caso per cui Salvini, indagato per abuso d'ufficio e rifiuto di atti di ufficio, esulta.

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