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Luigi Di Maio accusa Matteo Salvini e apre la crisi di governo: "Teme la reazione di Silvio Berlusconi"

Davide Locano
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Crisi ufficialmente aperta. Tensione alle stelle. Matteo Salvini e Giuseppe Conte hanno tenuto un colloquio lungo un'ora a Palazzo Chigi, al termine del quale il ministro dell'Interno è partito alla volta di Pescara, dove terrà un comizio in serata dal quale si attendono novità sulle sorti del governo. Prima, però, la nota con cui Salvini ha di fato aperto la crisi di governo . L'avvistamento di Roberto Fico e della Casellati al Quirinale da Sergio Mattarella però era dovuto, almeno ufficialmente, al varo del decreto sicurezza-bis. Ma evidentemente la crisi c'entrava, eccome. Per certo, Lega e M5s se le sono suonate con delle note ufficiali diffuse dal partito. I grillini pronti ad andare avanti, la Lega più ambigua e dura sul punto: "L'unica alternativa a questo governo è il voto", hanno fatto sapere. Infine, la netta chiusura del leader a ora di cena. In tutto ciò, tra summit e vertici (compreso quello tra Salvini e Mattarella), Luigi Di Maio si è trincerato nel suo ufficio, sempre a Palazzo Chigi. Non ha preso parte ai lavori in attesa delle mosse dei leghisti. Leggi anche: Crisi di governo, Di Maio nel bunker a Palazzo Chigi E intorno alle 19, una volta terminato il summit Conte-Salvini, fonti grilline hanno fatto trapelare quello che sarebbe il pensiero del capo politico. Parole riportate dall'agenzia di stampa Agi: "La Lega ha alzato un polverone perché ha paura della reazione di Berlusconi sulla nostra riforma, altrimenti le sue tv non difendono più Salvini". Questo il pensiero attribuito a Di Maio, che si riferisce alla legge sul taglio dei parlamentari, al voto in aula - teoricamente - il prossimo 9 settembre. Insomma, Di Maio gettava benzina sul fuoco. Parole, quelle del grillino, in un qualche modo avevano anticipato l'apertura della crisi. Non a caso poco dopo queste parole attribuite a Di Maio, il tam-tam sulla crisi di governo è cresciuto esponenzialmente. Quindi le parole di Salvini che hanno spazzato via ogni dubbio: è crisi. La strada maestra, Mattarella permettendo, è quella che dovrebbe condurre al voto anticipato a ottobre.

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