Matteo Renzi, il retroscena sul terrore dentro M5s e Pd: "Ma ci possiamo fidare o no?"
Il Movimento 5 Stelle ha smentito che sia stato Luigi Di Maio a telefonare a Nicola Zingaretti per iniziare la trattativa con il Pd per formare un governo. Il Corriere della Sera riporta i colloqui tra gli "sherpa" dem e grillini e una domanda, cruciale, che potrebbe far capire la piega che prenderà la situazione. "Ma voi siete sicuri che se facciamo partire un governo politico di legislatura, poi Matteo Renzi non lo faccia cadere tra due o cinque mesi?". Poco importa che questo concetto Di Maio l'abbia ripetuto o meno a Zingaretti, perché la domanda (logica) è ormai sull'agenda di tutti. Dai dem obbligata la conferma: "Il rischio esiste". Perché gli interessi delle parti in causa, anche dentro al Pd, sono diversi e convergono solo sul punto iniziale, mettere Matteo Salvini all'opposizione e allontanarlo dal Viminale. Leggi anche: "Eri un genio, ma...". Feltri, Salvini, Renzi e Grillo: a chi andrà il prossimo vaffa" Peraltro la cosa singolare è che a discutere siano stati i due leader messi in secondo piano in questa crisi. Il primo, Di Maio, scavalcato da Beppe Grillo e Casaleggio e di fatto defenestrato dai grillini. L'altro, Zingaretti, segretario costretto a seguire l'iniziativa di Renzi, "senatore semplice" che però controlla ancora la maggioranza dei parlamentari dem. È con lui che si dovrà fare i conti per l'inciucio. Di Maio ha il terrore di tornare al voto subito: sarebbe bruciato personalmente e stando ai sondaggi (che li danno intorno all'8%)i 5 Stelle sarebbero spazzati via dalle urne. Zingaretti, al contrario, ha interesse a votare per cambiare i gruppi parlamentari dem togliendoli dalle mani di Renzi. E l'ex premier vorrebbe votare, sì, ma non ora. Il tempo di sistemare il proprio partito autonomo e, magari, scaricare sulle spalle di Di Maio e Zingaretti le responsabilità di una manovra che sarà giocoforza lacrime e sangue su cui lui (che non piazzerà ministri nel governo) non metterà la faccia.