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Matteo Salvini, la campagna acquisti della Lega fa tremare il nuovo esecutivo: 7 senatori e salta tutto

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Caterina Spinelli
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I numeri contano e se la matematica non è un'opinione al governo giallorosso mancano, in Senato, quattro voti per ottenere la maggioranza. L'esecutivo formato da Cinque Stelle e Pd vanta, infatti, 157 voti su i 161 necessari. Partita più semplice alla Camera dove la nuova alleanza è accreditata di 348 voti, quando ne basterebbero 316. E così i giallorossi sono alla spasmodica ricerca del singolo voto dei piccoli gruppi che diventano cruciali. Una sfida che non avrà il lasciapassare di Matteo Salvini, intenzionato a usare tutte le armi per mettere i bastoni fra le ruote all'inciucio. Tradizionalmente, le maggioranze di Palazzo Madama sono le più ballerine. Qui - ricorda La Stampa - da sempre si tentano i colpi bassi e chissà, magari in un prossimo futuro, qualche senatore potrebbe essere tentato da un cambio di casacca per assicurarsi la ricandidatura. Il pallottoliere del Senato parte dai 107 senatori M5S (ma difficilmente voterà a favore Gianluigi Paragone molto critico con la svolta a sinistra del 5S) e dai 51 del Pd. La base, quindi, è 157. Vanno poi aggiunti 5 ex grillini, fuoriusciti in dissenso per l'alleanza con la Lega e oggi più che bendisposti per il Conte-bis; i 4 senatori di LeU (Pietro Grasso, Loredana De Petris, Vasco Errani e Francesco Laforgia) che sono considerati già nel perimetro della nuova maggioranza; alcuni nel Gruppo delle Autonomie che dovrebbero votare a favore (3 della Svp, il senatore dell' Unione Valdotaine Albert Laniece, più Casini e Bressa); nel Misto ci sono poi la radicale Emma Bonino e il socialista Riccardo Nencini. Infine 2 senatori eletti all'estero, del Maie, che si segnalano per pragmatismo. Leggi anche: Di Maio sconcertato dopo colloquio con Conte: "O si fa il programma o voto subito" Per il momento tutti sembrano a favore. E con questi apporti, la maggioranza dovrebbe salire a 176. Quindici voti più del necessario. Vanno poi considerati i 6 senatori a vita (il Presidente emerito Napolitano, l'ex premier Mario Monti, gli scienziati Elena Cattaneo e Carlo Rubbia, l'architetto Renzo Piano e Liliana Segre) che voteranno a favore o al massimo si asterranno, ma che per età e impegni non sono propriamente i più assidui ai lavori parlamentari. Alla prima fiducia, il Conte-bis potrebbe partire con una maggioranza di 182 voti.  Ma mai dire mai: se il centrodestra e il leader leghista convincessero 7 o 8 senatori a sfilarsi, addio maggioranza. La preoccupazione è tale che l'esecutivo giallorosso ha già allungato i suoi tentacoli a qualche azzurro incerto.

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