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Manovra, Pd e M5s pensano a un taglio alle detrazioni sulle spese mediche: la tassa sui malati

Davide Locano
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La coperta è corta. E rischia di saltare il fantomatico taglio, da 5 miliardi, del cuneo fiscale. Però il governo dovrebbe riuscire a racimolare oltre 1 miliardo per il rinnovo contrattuale degli statali. Nelle ore convulse che precedono la presentazione ufficiale della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (che dovrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri domani, al massimo martedì), i numeri macroeconomici restano ancora ballerini. Così come i provvedimenti concreti della prossima legge di Bilancio che entreranno e usciranno dal menù di governo a seconda delle sensibilità, delle effettive disponibilità finanziarie e dei binari che imporrà la Commissione europea. Resta il fatto che i 5 miliardi per limare un pochino l' esagerato peso fiscale sul lavoro non si riescono a trovare. Le coperture frutto della ventilata lotta all' evasione restano aleatorie finché non si incassano. E quindi o si aumentano le entrate (nuove tasse), o si tagliano le uscite (servizi e benefit). Leggi anche: Conte, le parole sul secondo mandato di Mattarella ALCHIMIA COMPLESSA Un gioco delle tre carte per un governo con tante anime (politiche) differenti. E pochi quattrini in cassa. AL netto dei margini di flessibilità che si riusciranno ad ottenere da Bruxelles (tra i 7 egli 11 miliardi se saranno generosi). Già nella legge di Bilancio 2019 il Conte 1 aveva allocato 1,8 miliardi di budget per il rinnovo dei 3,3 milioni di dipendenti pubblici. Quest' anno - per garantire le copertura per il rinnovo contrattuale che scade nel 2021 - il Tesoro dovrebbe racimolare circa 1,1 miliardi. È pur vero che si potrebbe effettivamente provvedere il prossimo anno, ma resta comunque un "buco", considerando che la precedente tornata contrattuale era costata 2,8 miliardi e questo solo per i dipendenti della pubblica amministrazione centrale. I conti in tasca a Palazzo Chigi li fa la segretaria generale della Fp-Cgil, Serena Sorrentino: «Il governo giallo-verde aveva stanziato nella scorsa legge di bilancio circa 52 euro lordi per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego 2019-2021. Questa cifra per noi è insufficiente». Tanto più che nei giorni scorsi il ministro dell' Istruzione, Fioramonti, aveva anticipato la volontà di aumenti «a tre cifre per gli insegnanti». Vale a dire circa 100 euro a docente. Il che moltiplicato per tutti gli insegnanti fa un paio di miliardi di impegno di spesa. Il problema è che pur riuscendo a mettere in busta paga l' aumento promesso (100 euro), si tratta comunque di retribuzione lorda, e quindi effettivamente poco più di 60 euro al mese di aumento. Senza dimenticare gli 86mila precari da assumere e stabilizzare. Resta da vedere come si reperiranno le risorse. L' idea che sembra fare capolino è di andare a sfalciare le detrazioni fiscali oggi garantite a circa un terzo dei cittadini italiani (la metà del contribuenti). TASSA SUI MALATI L'Erario riconosce ai contribuenti alcune detrazioni fiscali che vengono rimborsate (a seguito di spese sostenute e documentate), l' anno d' imposta successivo. Si tratta di un rimborso del 19%. Si contano circa 18,5 miliardi di rimborsi ad una platea di 18,6 milioni di contribuenti. Intervenire su questo capitolo vuol dire garantire al bilancio statale risparmi concreti. Ma anche far infuriare chi le tasse le paga. Per questo si riflette se legare il beneficio delle detrazioni al reddito Isee (con un sistema a scalare, come già avviene, ma fino al tetto dei 50/60mila euro lordi). Il problema, a livello contabile, è che per garantire sin dal 2020 questi risparmi si dovrebbe intervenire retroattivamente. Vale a dire ridurre la percentuale di rimborso per le spese sanitarie e farmaceutiche del 2019. Visto poi che qualsiasi decisione nero su bianco verrà assunta solo a dicembre (quando la legge di Bilancio verrà approvata dal Parlamento), i cittadini se ne renderanno conto solo quando saremo arrivati quasi a fine anno. E' come cambiare le regole del gioco a partita quasi finita. Quanto al meccanismo dei rimborsi fiscali per le spese tracciabili è tutto ancora molto vago. Probabilmente si sceglierà di far decollare il meccanismo ad aprile/giugno, come è già successo con il Reddito di cittadinanza. Così da poter rivendicare una innovazione, risparmiando però i costi dei primi 4/6 mesi. Quindi metà budget. Resta poi da vedere dove salteranno fuori i 23,1 miliardi di euro per evitare l' aumento dell' Iva. Si ipotizza un rimescolamento delle aliquote. Insomma, un aumento differenziato per ridisegnare la distribuzione dell' imposta sui beni. Oggi sono in vigore tre aliquote (4, 10 e 22%). Potrebbe spuntarne una quarta (al 12/13%), compensata con un riduzione all' 8% per alcuni beni primari. L' ex ministro dell' Agricoltura, Gian Marco Centinaio (Lega), però avverte: «Aumentare al 13% le tasse su alcuni beni alimentari colpirebbe le famiglie». di Antonio Castro

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