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Atlantia, salvataggio Alitalia solo senza il ritiro della concessione autostrade. Il disastro di Di Maio e M5s

Stefano Boffa
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Prosegue il braccio di ferro tra Atlantia e il M5s: la holding del gruppo Benetton si dichiara pronta a tirarsi indietro per il salvataggio di Alitalia in mancanza di un piano di rilancio efficace e per l'eventuale cancellazione della concessione per Autostrade per l'Italia. Atlantia ha reso note le sue condizioni tramite una lettera firmata dal presidente Fabio Cerchiai e dal direttore generale Giancarlo Guenzi e mandata al ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, spiegando come il ritiro della concessione e la perpetua fase di stallo possano rendere molto più onerosa e rischiosa la spesa per rimettere a posto la compagnia aerea italiana, visto che gli interessi degli azionisti della holding non verrebbero tutelati. Il rinnovo della concessione, quindi, si pone come condizione fondamentale affinché Atlantia contribuisca con la detenzione del 35% di Alitalia. Inoltre, sono stati mossi anche dei dubbi sull'affidabilità degli americani di Delta (con cui i rapporti sono ai ferri corti), i quali dovrebbero partecipare all'operazione di salvataggio con l'acquisizione del 10-12% della compagnia aerea, accusati da Atlantia di voler togliere le rotte più redditizie ad Alitalia e di non avere interesse a salvarla. La lettera dà tempo al Governo fino al 15 ottobre per agire. Leggi anche: Alitalia, non solo salvataggio: Atlantia punta a rilancio Il M5s, contrario per principio al rinnovo della concessione ad Autostrade per l'Italia dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova, ha parlato chiaramente di ricatto, come testimoniato dalle dichiarazioni del viceministro dello Sviluppo economico Stefano Buffagni: "Non sottostiamo ai ricatti di nessuno". Insomma, l'eredità delle contrattazioni dell'attuale ministro degli Esteri Luigi Di Maio e dell'ex ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli ora è nelle mani di Patuanelli, il quale, però, si ritrova con una patata bollente in mano, anche in virtù del fatto che la revoca della concessione ad Autostrade ha un costo salatissimo: 22-25 miliardi di euro di penale da pagare. Insomma, le mani sono legate e la situazione di impasse potrebbe essere risolta solo dandola vinta ad Atlantia, ma per il M5s, dopo le questioni Tav, Tap e Ilva, un ulteriore cedimento potrebbe avere conseguenze fatali.

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