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Carlo Nordio: "Con il taglio dei parlamentari il Pd si è auto-umiliato e ha ripudiato se stesso"

Cristina Agostini
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Carlo Nordio non ci gira intorno: "Il Movimento 5 stelle ha imposto ai suoi riluttanti alleati il gravoso e umiliante pedaggio della riduzione dei parlamentari". Gravoso, scrive nel suo editoriale su Il Messaggero, "perché ne ridurrà la rappresentatività e persino le entrate (è noto che i parlamentari contribuiscono con parte degli emolumenti al finanziamento del loro partito)". Umiliante "perché li ha costretti a ripudiare quell'indirizzo conservatore che si era manifestato nelle tre precedenti votazioni contrarie, e, se vogliamo esser franchi, nella stessa occasione referendaria voluta da Renzi, affossata anche da buona parte dei suoi compagni". Insomma, la politica ha votato con e per l'antipolitica: "È dunque l'ennesimo boccone amaro che il Pd ha dovuto ingoiare per evitare l'incubo salviniano: voleva la discontinuità, e si è ritrovato Conte e Di Maio; voleva il rinnovo dei gruppi parlamentari, e si è ritrovato l'ipoteca renziana; voleva l'unità, e si è ritrovato la scissione. Ora assiste alla modifica della Costituzione più bella del mondo per un ostinato capriccio di Di Maio di cui nessuno capisce la ragione, perché i soldi risparmiati saranno pochi, e i problemi sollevati saranno molti".   Leggi anche: "Non è Matteo Renzi ma il Pd". Cacciari, il grosso problema dei dem: "Se restano afoni..." Un "pastrocchio" lo definisce Nordio, "incomprensibile". L'ex procuratore si chiede come "un partito di solida tradizione culturale e parlamentare come il Pd possa piegarsi così supinamente al populismo antipolitico di un movimento unito solo da una arcigna diffidenza verso ogni forma di democrazia rappresentativa, da un giustizialismo elementare, e da un dilettantesco misoneismo verso ogni apertura alla modernità, vista come l'anticamera di un'inevitabile corruzione. Ed è ancor più incomprensibile che questa acquiescenza si manifesti nel momento di massima crisi dei pentastellati". Forse la ragione è che il Pd, "ossessionato non solo da una possibile vittoria di Salvini, ma soprattutto da un nuovo parlamento che potrebbe eleggere un Presidente di centrodestra, è disposto a tutto per blindare questa legislatura". 

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