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Giorgia Meloni, la ricostruzione di Pietro Senaldi: ecco come riesce a rubare voti a tutti

Davide Locano
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Complimenti a Fratelli d' Italia. Il voto in Umbria sancisce il trionfo della coalizione di centrodestra e la rivincita di Salvini, che esce rafforzato nei consensi per aver fatto cadere il governo. Il leader leghista ha fatto un passo indietro ad agosto per farne due avanti al prossimo giro, che probabilmente sarà prima del 2023, e governare non come vice di Conte e alleato dei grillini ma come premier a capo di uno schieramento compatto. Quella umbra è la prima tappa del nuovo percorso d' avvicinamento a Palazzo Chigi e Salvini, oltre a se stesso, deve ringraziare per il successo anche la Meloni e Berlusconi, cosa che ha puntualmente fatto. In particolare è stato prezioso il lavoro di Giorgia, che come da lei stessa rivendicato ieri a caldo, si è «data da fare più di tutti per tenere insieme la coalizione». Leggi anche: "Elezioni inevitabili": Giorgia Meloni fissa la data Il lavoro ha pagato, in termini di alleanza e di partito. Fratelli d' Italia è stata l' unica forza in campo che ha aumentato i voti rispetto alle Europee di giugno. In 4 mesi il partito ha conquistato 13mila elettori (la Lega ne ha persi 17mila e M5S 35mila, tanto per farsi un' idea), ha superato i grillini ed è diventato il terzo nella Regione. «Il centrodestra è cresciuto grazie a Fdi» ha rivendicato orgogliosamente la leader, mettendo subito le mani avanti: «E ora possiamo dire la nostra in Toscana, per contribuire all' individuazione di un candidato vincente». Il destinatario del messaggio è Salvini, al quale la Meloni non ha mai negato la collaborazione ma ha sempre preteso un maggiore riconoscimento politico. QUESTIONE DI CHIAREZZA Il boom umbro è stato possibile grazie al fatto che Fratelli d' Italia ha rubato voti a tutti i partiti. Certo ai berlusconiani e un po' alla Lega, ma anche al Pd e a Cinquestelle. Le ragioni sono diverse. Innanzitutto è stata premiata la coerenza politica della Meloni, la sola nel centrodestra a non essersi mai alleata né con M5S né con il Pd. In questi tempi di grande confusione, nei quali la gente è stanca della politica e la segue con distacco, la linearità e la chiarezza di comportamenti non sono cosa da poco, perché assicurano riconoscibilità al partito e sono garanzia presso l' elettorato di serietà e affidabilità. Poi c' è il crollo della cosiddetta pregiudiziale fascista. Ancora la settimana scorsa Repubblica ha dedicato una pagina di ritratto infamante alla leader di Fdi, ribattezzata per l' occasione «la Reginetta di Coattonia», nella quale la Meloni veniva descritta come la minaccia più insidiosa per la democrazia e i diritti umani in Italia perché, a differenza di Salvini, ha un aspetto più rassicurante. Solo che il ritornello dell' uomo, o della donna, nero che la sinistra intona ogni volta che si affaccia qualcuno in grado di batterla non funziona più. L' elettorato non è spaventato da Giorgia, non la reputa una minaccia e anzi trova rassicuranti le cose che dice in tema di immigrati, sicurezza, tasse, Europa, ritenendo viceversa inquietanti le tesi dei progressisti. Capita, quando non si arriva a fine mese o si teme per la propria incolumità. Il voto umbro ha registrato il cambiamento del baricentro dell' alleanza di centrodestra, con la Meloni in grado di rubare il voto moderato a Forza Italia e il voto di protesta non ideologico ai grillini. La metamorfosi è già avvenuta in Europa, dove Salvini è alleato con la Le Pen, Berlusconi con il Ppe e Fdi con i Conservatori Riformisti, forza mediana tra sovranisti e popolari. Fratelli d' Italia cresce perché Giorgia è riuscita dove ha fallito Fini: ha allargato i confini di An, sdoganandola per sempre. È questo che fa rosicare i compagni, che non sono preoccupati del fascismo inesistente di Fdi, anzi rimpiangono quello nostalgico di An, ma del suo ingresso a pieno titolo come forza politica democratica a cui chiunque può dare il voto. La domanda è come la Meloni vorrà sfruttare in futuro la propria crescita. Le dichiarazioni delle prime ore confermano l' approccio inclusivo, con ufficiali riconoscimenti «all' importanza nella coalizione del ruolo di Berlusconi», pure superato e la convergenza con Salvini nella richiesta di dimissioni di un governo impopolare e che pertanto «non può eleggere il nuovo presidente della Repubblica». Ma è chiaro che, se Giorgia dovesse crescere ancora, potrebbe arrivare a trattare in posizione paritaria con Salvini per arrivare all' obiettivo di una maggioranza sovranista di destra. di Pietro Senaldi

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