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Pietro Senaldi e "la seconda vita di Matteo Salvini": tutto pronto per diventare premier

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Maria Pezzi
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L'addio a Conte e Di Maio ha fatto bene a Salvini. Chi va con lo zoppo impara a zoppicare e, da quando ha mollato i grillini, Matteo ha ripreso a camminare spedito. Sarebbe sbagliato però spiegare la risurrezione del leader leghista con il semplice passaggio dalle grane del governo alle facili battaglie dell' opposizione. All' esecutivo infatti, unico caso della storia, l' ex ministro dell' Interno ha raddoppiato i consensi proprio grazie alla sua abilità nell' affrontare con successo i dossier più importanti sul tavolo del Viminale, ovverossia sicurezza e immigrazione. Quando ha capito che il percorso era compiuto e che con i Cinquestelle non si cavava più un ragno dal buco, Salvini ha staccato, affermando che ormai i grillini erano tornati il partito dei «no» e della decrescita e ha chiesto elezioni anticipate che gli conferissero democraticamente pieni poteri per guidare il Paese. La sinistra ha gridato al novello Mussolini e ha impapocchiato un governo del no alla Lega, che ben presto si è trasformato nel governo del no a tutto: all' Ilva, agli aiuti seri a Venezia, all' economia, al taglio delle tasse, a una manovra di sviluppo anziché di arretramento sociale, economico e culturale, a una giustizia rapida, certa ed efficiente. Gli stenti, le liti e le giravolte dell' esecutivo giallorotto hanno dimostrato a tutti gli italiani che il leader leghista aveva ragione e così, dopo le settimane di fine estate di disorientamento da parte dell' elettorato, la creatura salviniana ha ricominciato a viaggiare. Felpe e giacche - Sulle macerie dell' esecutivo Matteo sta costruendo la sua seconda vita, per passare da ministro in felpa a presidente del consiglio in giacca e cravatta. Ma la ricetta della rinascita è più articolata e passa anche attraverso un cambio dell' atteggiamento del leader nei confronti dell' intero centrodestra e una maturazione nei cosiddetti rapporti istituzionali, nel Paese, con il tessuto produttivo, i mercati e i cosiddetti salotti buoni, e all' estero, con le cancellerie nazionali e perfino le istituzioni dell' Unione. Per quanto riguarda il fronte politico nazionale, non è un mistero che fino a qualche mese fa Salvini fosse tentato dal mollare Forza Italia e Fratelli d' Italia e inseguire il sogno di una Lega a vocazione maggioritaria, alleata con Berlusconi e Meloni sul territorio ma con le mani libere a Roma, per non dover mediare e non avere ostacoli nel caso gli riuscisse la presa di Palazzo Chigi. La manifestazione di Roma del mese scorso, con il riconoscimento in piazza da parte del Cavaliere della leadership leghista, e il boom di Giorgia, diventata ormai icona della destra, hanno fatto cambiare idea a Matteo, convinto ora della forza del tridente del centrodestra, con la Lega in mezzo, gli azzurri a coprire l' area moderata e la destra a garantire il consenso di quella più tradizionalista. E Don Camillo... La correzione politica ha allargato dall' oggi al domani gli orizzonti dell' ex ministro dell' Interno, portandogli il supporto di elementi non banali della nostra società. Fondamentale è stata l' apertura dell' ex presidente dei vescovi, Camillo Ruini, il quale ha precisato che esibire il rosario in un comizio non è un reato né una bestemmia e ha invitato il mondo cattolico a dialogare con Salvini anziché a polemizzarci e basta. La discussione sulla finanziaria ha poi portato ulteriori consensi del mondo produttivo a Matteo, le cui posizioni anti-tasse e anti-giustizialiste sono state ricalcate perfino dall' area renziana. Italia Viva, filosoficamente, è più vicina a Giorgetti che al ministro dell' Economia Gualtieri, e non a caso il nuovo partito ha accolto con favore la proposta del numero due del Carroccio di sedersi al tavolo insieme per lavorare alle riforme più impellenti per il Paese, legge elettorale inclusa. Anche il caso Segre alla fine si è risolto a vantaggio del leader leghista, con la senatrice a vita che ha declinato la candidatura al Colle offertale dalla sinistra in polemica con il no del centrodestra alla commissione parlamentare in difesa del politicamente corretto. Il clima è cambiato e la riprova è il fatto che da un po' non si sente più parlare di Russiagate e pieni poteri e le accuse di xenofobia e razzismo stanno perdendo forza, relegate solo ai cortei dell' estrema sinistra e ai militanti rossi in servizio permanente nei talkshow. L' avvicinarsi del voto in Emilia-Romagna, dove il Pd non può perdere, ha archiviato anche il tormentone sul Papeete, visto che la spiaggia è un luogo di culto degli elettori chiamati alle urne il 26 gennaio nonché simbolo dell' efficienza e della vitalità imprenditoriale della Regione. Questione di tempi - Le cose si sono messe tutte in asse quando Salvini ha deciso di abbassare i toni e rivedere il look, per presentarsi come un leader affidabile in grado di rappresentare chiunque e interloquire con tutti. Fondamentale poi è stata l' apertura alla candidatura di Draghi per il Quirinale. Sarebbe il primo presidente della Repubblica figlio di una scelta condivisa tra gli schieramenti e non imposto dalla sinistra. Pure dall' Europa, che ha ostacolato Matteo al punto dal determinarne l' addio al governo, ora soffia un vento favorevole. La Commissione Europea è al palo, l' alleanza Ppe-Pse si è spaccata e la Merkel, in difficoltà con la sinistra e ormai in concorrenza aperta con Macron, lancia segnali alla Lega. Chiede che gli eurodeputati salviniani non votino contro la Von der Leyen, consentendo alla Commissione Ue di formarsi dopo sei travagliati mesi. Sarebbe una svolta nonché il prologo all' ingresso del Carroccio nel Ppe, con la benedizione di Orbàn e Berlusconi e lo sdoganamento di Salvini a livello internazionale. È un passaggio che avverrà, e non solo per la svolta moderata del Capitano, ma anche perché, con l' aumento di peso dei Paesi dell' Est, i Popolari si sono spostati parecchio a destra. I segnali sono molteplici. Per approfondire leggi anche: Senaldi, intervento a DiMartedì Ieri, sul Corriere della Sera, Ernesto Galli della Loggia scriveva che la destra italiana non è fascista, perché non è militarista né violenta ma punta al governo solo attraverso il consenso, mentre Francesco Forte sul Sussidiario sosteneva che la Merkel ha bisogno estremo della Lega. Contemporaneamente su Repubblica Stefano Folli, il notista più autorevole d' Italia, sosteneva che Matteo ha un' occasione d' oro per fare il salto da capitano a generale mentre perfino Ezio Mauro riconosceva che la destra sta cercando di darsi un significato politico compiuto. Nulla è mai per caso, in politica e sui giornali.

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