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Giuseppe Conte, la strategia del rinvio. E il premier confida: "Fioramonti? Volevano la sua testa"

Marco Rossi
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Convivere con il bradisismo è una necessità che Conte prova a spacciare per virtù. Ogni giorno il suo governo si trova costretto a fronteggiare un' emergenza che non è provocata dagli avversari ma dalle forze che lo sorreggono, in particolare dai grillini. Lo scrive Francesco Verderami sul Corriere della sera di sabato 28 dicembre. Il caso Fioramonti, per esempio, testimonia il livello dello scontro nel Movimento, se è vero che Conte avrebbe evitato che l' ormai ex ministro (a lui molto caro) si dimettesse: "Volevo impedirlo - ha confidato - ma mi è stata chiesta la sua testa". Perché è vero che Fioramonti gli aveva inviato la lettera d' addio, tuttavia la road map riservatamente concordata prevedeva che il presidente del Consiglio la respingesse e con un gesto pubblico rassicurasse sui futuri finanziamenti alla scuola. Chi si sia opposto al lieto fine, lo si intuisce dalle parole usate da Fioramonti con un ministro del Pd: "Di Maio è un incapace. È colpa sua se il Movimento è in fase di decomposizione. Ma io mi muoverò a sostegno di Conte perché il suo governo arrivi a fine legislatura". Per approfondire leggi anche: Lorenzo Fioramonti non sarà sostituito a breve Potrà sembrare strano: più il premier si indebolisce, più aumentano le manifestazioni in suo sostegno. In realtà il paradosso prova che l' agonia dell' esecutivo potrebbe durare anni, fino al termine della legislatura se nel frattempo non si concretizzasse una credibile alternativa. E siccome l' alternativa per ora non c' è, e (quasi) nessuno vuole tornare al voto, Conte può convivere con il bradisismo senza doverlo temere. Nel governo e in Parlamento sono al lavoro per puntellarlo in vista di gennaio, quando sono previsti fenomeni tellurici di una certa intensità.

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