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Pietro Senaldi sul caso Gregoretti: "Anche Giuseppe Conte deve essere processato secondo la Costituzione"

Gabriele Galluccio
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C'è il leader politico più popolare d'Italia che rischia di essere processato per aver cercato di risolvere uno dei problemi che più assillano la cittadinanza, e in parte esservi riuscito. Stiamo parlando di Matteo Salvini e dell'immigrazione clandestina, naturalmente. Nelle estati del 2018 e del 2019, per due volte, l'allora ministro dell'Interno impedì lo sbarco a un gruppo di migranti salvati in acque internazionali da navi militari italiane. La Diciotti rimase in porto con il suo carico umano a bordo poco più di due settimane, la Gregoretti quattro giorni. Per approfondire leggi anche: "Chi è più a destra tra la Meloni e Salvini?" In entrambi i casi il Tribunale dei ministri ha chiesto di processare Salvini per sequestro di persona, malgrado nel 2018 il pm avesse spinto per l'archiviazione ritenendo la decisione del leghista una scelta politica insindacabile e nel 2019 la procura abbia stabilito che non ci sono gli estremi fattuali per la sussistenza del reato contestato. Un anno fa, Salvini governava ancora con i grillini e pertanto il Senato, con il voto decisivo di M5S, si oppose al giudizio, anche perché Conte e Di Maio correttamente si auto accusarono insieme al vicepremier leghista, affermando che la decisione di vietare lo sbarco fosse condivisa. Oggi la Lega ha mollato i due e loro, per vendetta o altra ragione non chiara, hanno deciso di cambiare indirizzo e di mandare a processo l'ex collega. Sostengono di essere totalmente estranei alla vicenda, malgrado fosse sotto gli occhi di tutti. Il misfatto, ovverosia il tradimento dell'ex collega, però è stato posposto a dopo il voto in Emilia-Romagna, perché il governo teme l'effetto boomerang, ovverosia che mandare alla sbarra il leader leghista indigni i cittadini al punto da spingerli a votare in blocco per il candidato salviniano alle Regionali. Questo a conferma di come la decisione abbia una valenza esclusivamente politica. Salvini prende più voti degli altri, la maggioranza degli italiani gradirebbe che al timone del Paese ci fosse lui e non il governo giallorosso e la sinistra, per liberarsi del rivale più amato dagli elettori ricorre come sempre alla magistratura, sperando che i tribunali le risolvano i problemi di consenso. La vicenda è scottante perché, da Tangentopoli alla defenestrazione giudiziaria di Berlusconi, conosciamo gli effetti perversi e dannosi dell'uso strumentale della giustizia in politica. Abbiamo quindi chiesto a Carlo Nordio, ex procuratore della Repubblica e voce libera, autorevole, dalla immensa memoria storica, una lettura della vicenda. L'opinione del giurista è netta. Il reato di sequestro di persona è inesistente, ne mancano perfino i requisiti materiali, tant'è che anche la Procura siciliana lo ha escluso. Ma soprattutto, qualora si decidesse davvero di processare Salvini per il caso Gregoretti, dovrebbe essere portato in giudizio anche l'allora e attuale premier Giuseppe Conte. I motivi sono semplici: secondo la Costituzione è il presidente del Consiglio il responsabile dell'indirizzo politico del governo, l'azione di Salvini non era segreta e, soprattutto, era conforme al comportamento tenuto l'anno precedente nel caso Diciotti, al quale l'esecutivo aveva dato sostegno compatto. Insomma, Matteo era il vice e il suo capo, che l'anno prima per una medesima vicenda gli aveva fatto scudo con il suo corpo, ora lo molla, senza averlo fermato e neppure aver pubblicamente dissentito da lui. C' è poco da fidarsi... di Pietro Senaldi

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