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Matteo Renzi cerca la crisi: "Non voto l'accordo a tre sulla prescrizione. Il governo non ha i numeri"

Cristina Agostini
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"Sulla giustizia non ci stiamo". Matteo Renzi, ospite di Circo Massimo su Radio Capital avverte Giuseppe Conte & Co sulla prescrizione: "Se qualcun altro per mantenere una poltrona è disponibile a diventare socio della piattaforma Rousseau, faccia pure, ma noi siamo un'altra roba". E "a mio avviso", continua il leader di Italia Viva, "questo accordo a tre che hanno fatto sulla giustizia non ha la maggioranza in Parlamento", "può darsi che sbagli, leggo che Conte è pronto ad avere 50 parlamentari centristi che votano questa riforma, la votassero loro, io non la voto". E ancora: "Se si trova voti in Forza Italia, nella Lega che gli vota questa roba io sono contento per loro, un po' meno per il Paese. Secondo me non hanno la maggioranza, ma se si stanno preparando con un'altra maggioranza, evviva, è la libertà, è la democrazia parlamentare. La mia impressione è che abbiano fatto male i conti, suggerirei prudenza. Io non mi sono sfilato, lo dico da sei mesi che su questa storia della giustizia non si può diventare populisti". Leggi anche: Prescrizione, ecco chi si schiera al fianco di Travaglio. Il direttore si umilia da solo: il nome che dice tutto E attacca il Partito democratico: "Quello che sinceramente non riesco a capire è come faccia il Pd, che ha i numeri, che ha fatto un bel risultato in Emilia Romagna, a non utilizzare la forza di questo risultato per dettare l'agenda ma inseguire l'agenda su una vicenda come quella della giustizia, perché il principio di fondo di questo accordo a tre è che rimane il ragionamento bonafediano sulla prescrizione". Comunque, conclude Renzi, "spero che non drammatizzino, che prevalga il buon senso". "L'ppoggio esterno significa che noi facciamo dimettere i nostri ministri. Penso che Teresa Bellanova sia la numero uno sull'agricoltura e stia lavorando benissimo; che Elena Bonetti stia lavorando molto bene sulla famiglia; sul sottosegretario, Ivan Scalfarotto è l'unico che in quel gruppo di sottosegretari capisce qualcosa di export. Noi abbiamo queste tre postazioni, non vogliamo lasciarle. Se il presidente del Consiglio vuole che le lasciamo ce lo dirà e ci mettiamo un quarto d'ora a lasciarle, se vogliono drammatizzare facciano pure".

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