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Coronavirus, il piano di Giuseppe Conte per togliere poteri ad Attilio Fontana e alle regioni

Marco Rossi
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Partiamo dai fatti. Le regioni Lombardia e Veneto già il 3 febbraio chiedevano al governo di poter applicare la quarantena a scuola per gli alunni di ritorno dalla Cina. Il presidente del Consiglio Conte il giorno successivo invitava i governatori del Nord ad evitare discriminazioni. Il 19 febbraio scoppiava l' emergenza coronavirus proprio in Lombardia e Veneto a causa della mancata quarantena preventiva da parte del governo. Leggi anche: "Se hai bisogno, fammi sapere": Renzi, sms a Fontana Sabato sera il governo adotta un decreto legge contenente misure pesantissime di contenimento del virus, ma ormai la frittata è fatta. Si può rimediare, ma i contagi per il momento restano, anzi aumentano di giorno in giorno. Nel frattempo anche altre Regioni, tra cui Basilicata, Marche e Calabria, emanano provvedimenti di sospensione delle attività didattiche a scopo precauzionale. Apriti cielo. Il presidente del Consiglio annuncia che l' Avvocatura Generale dello Stato impugnerà le delibere al Tar perché prive del principio di adeguatezza e proporzionalità degli atti amministrativi. Una decisione poco meditata, anche perché qualora il virus giungesse in quelle regioni, il presidente del Consiglio sarebbe personalmente responsabile per aver impedito l' adozione di normali misure di prevenzione. IN CASO DI EMERGENZA Ma vi è di più. Conte è arrivato ad addebitare responsabilità anche alla gestione di una struttura ospedaliera (l' ospedale di Codogno) che non avrebbe rispettato alla lettera i protocolli vigenti in questi casi. Da un lato dunque le ordinanze regionali e dall' altro alcune presunte mancanze di un ospedale, tanto basta perché il presidente del Consiglio avanzi la soluzione di avocare a sé i poteri delle Regioni, una sorta di "pieni poteri" che l' inquilino di Palazzo Chigi cerca di giustificare su un' emergenza che peraltro il suo governo ha contribuito a creare per negligenza iniziale. Ma può Conte avocare a sé i poteri delle Regioni? Con Legge costituzionale n.3/2001, approvata anche in sede di referendum popolare confermativo, alcune materie sono divenute concorrenti tra Stato e Regioni, tra cui proprio la tutela della salute e l' istruzione. La «concorrenza» consiste nel fatto, come stabilisce l' art. 117 della Costituzione, che nelle «materie di legislazione concorrente spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo che per la determinazione dei principi fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato». Spetta dunque allo Stato il potere di stabilire i principi fondamentali, mentre tutte le decisioni sono di competenza delle Regioni. È evidente che i provvedimenti attinenti alla gestione di un' emergenza di salute pubblica o la chiusura delle scuole debbano essere assunti dalle Regioni, spettando allo Stato il solo compito di determinare le linee guida. Non a caso il decreto legge del governo ha lasciato ai singoli organi regionali competenti la decisione se chiudere o meno le scuole, ma ecco il presidente Conte ora vorrebbe bloccare queste ordinanze regionali ricorrendo al Tar. Può farlo? Certamente, ma l' esito non è scontato. Vediamo il perché. Il presidente del Consiglio intende avvalersi del secondo comma dell' art. 120 della Costituzione, il quale prevede che «il governo può sostituirsi a organi delle Regioni, delle Città metropolitane, delle Province e dei Comuni nel caso di pericolo grave per l' incolumità e la sicurezza pubblica, ovvero quando lo richiedono la tutela dell' unità giuridica o dell' unità economica». Nel nostro caso però il grave pericolo per l' incolumità pubblica scaturita dal coronavirus non è in alcun modo da addebitare alle regioni, bensì alla negligenza del governo che a gennaio/inizi di febbraio non ha disposto la quarantena per chi tornava dalla Cina, come di contro avevano chiesto proprio i governatori di Lombardia e Veneto. Inoltre, non vediamo come Conte possa spuntarla davanti al Tar considerato che le delibere regionali sulla chiusura delle scuole non rientrano nei casi di tutela dell'«unità giuridica» richiamata dall' articolo in questione, anche perché tali delibere sono emanate dalle regioni nel rispetto delle proprie competenze costituzionali. Mentre Conte disfa e brega le opposizioni sparano a salve terrorizzate dall' essere additate come sciacalli. Neppure una interrogazione parlamentare è stata chiesta. Attenzione che, andando avanti di questo passo, Conte potrebbe riuscire in pochi giorni a far passare lui e il suo governo come coloro che ci hanno salvato dal virus. Intanto, in questo marasma generale, l' autonomia i lombardi e i veneti se la possono pure scordare: i «pieni poteri», nel silenzio generale, se li sta prendendo Conte. Ora gli basterà spostare la data del referendum di marzo ed il gioco è fatto. Elezioni politiche good bye! di Paolo Becchi e Giuseppe Palma

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