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Renzi e Berlusconi, il piano per far fuori Napolitano, Letta e Alfano

Berlusconi, Renzi, Napolitano, Letta e Alfano

Andrea Tempestini
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Un fitto intreccio di nomi, di persone, di fedelissimi di Matteo Renzi e di Silvio Berlusconi. Tra i due la trattativa è iniziata: si discute di riforma elettorale. A sinistra, la "giaguara" del sindaco, Maria Elena Boschi, ha ammesso senza indugi: "Certo che parliamo con Forza Italia". E ha aggiunto che il Porcellum deve essere superato, meglio se a maggioranza, ma in caso contrario anche con un accordo tra partiti e non necessariamente di maggioranza. Ossia tra il Pd di Renzi (che tecnicamente è maggioranza) e con la Forza Italia del Cav, che è tecnicamente opposizione. A destra, invece, iniziano i primi riposizionamenti: dopo il passo in avanti di Renato Brunetta, che ha incontrato Dario Nardella, fedelissimo del segretario del Pd, per discutere proprio di riforma elettorale, Berlusconi ha dato il compito di condurre la trattativa a Denis Verdini. Il Cav non ha apprezzato il fatto che Brunetta abbia condotto il primo abbozzo di dialogo alla luce del sole, e inoltre ritiene che Verdini sia l'uomo migliore per discutere di Mattarellum o Matteum che sia. La telefonata - La trattativa ora è inziata. Con una telefonata di cui dà conto l'Huffington Post: "O Matteo, io e te ci si deve parlare". Denis chiama, Renzi risponde. Si entra nel vivo, insomma. Il compito di trovare un accordo è affidato ai due toscani. Renzi, da par suo, vorrebbe trovare un'intesa con Letta, ma in caso contrario è pronto a sorpassarlo con Forza Italia, e a colpire duramente ciò che resta delle larghe intese. Verdini e Renzi, però, vogliono agire sotto traccia: nessun incontro pubblico. Men che meno incontri tra Renzi e Berlusconi: troppo rischioso, per entrambi, che si scatenino i teorici dell'inciucio. Una fonte anonima di Forza Italia spiega all'Huffington Post: "Non sono le Camere, né le telecamere, il luogo dell'incontro". Le sorti del governo - Contestualmente alla riforma elettorale, ed è questo il punto più importante, si discute anche delle sorti del governo. Per Berlusconi, infatti, un accordo per superare il Porcellum avrebbe come ovvia conseguenza la fine dell'esecutivo. E magari un election-day, accorpando le europee alle politiche. Verdini, inoltre, avrebbe spiegato che l'ipotesi del voto anticipato, nonostante le dichiarazioni di facciata, non avrebbe affatto disturbato Renzi. Tutto bene, dunque? Non proprio. I forzisti temono una nuova intrusione della Corte Costituzionale, che si è riservata di diffondere le motivazioni con cui ha bocciato il Porcellum il prossimo 14 gennaio. Un tempo lunghissimo. Un tempo sospetto. L'autorevole fonte anonima di Forza Italia prosegue: "A dicembre hanno bocciato il Porcellum. Ora stanno dicendo a Renzi: se fai l'accordo con Berlusconi, attraverso le motivazioni lo smontiamo". Il sospetto, dunque, è che la corte temporeggi per bocciare anche l'eventuale accordo tra partiti fuori dalla maggioranza.  Lo scatto in avanti - Queste tesi sono avvalorate anche dalle recenti, e durissime, prese di posizione di Giorgio Napolitano ("La riforma elettorale non è propedeutica al voto"). Sia al quartier generale di Berlusconi, sia a quello di Renzi, l'ipotesi è che la Corte, di concerto col Colle, voglia blindare il governo e ottenere una riforma elettorale "gradita" ad Enrico Letta, ma anche ad Angelino Alfano. La fonte prosegue: "Napolitano dice che si dimette se va in crisi il governo, e quindi se si fa una legge che non salva Alfano. Noi siamo pronti, anzi magari se ne andasse. Ma Renzi regge?". Il quadro, insomma, è complesso. Il peso specifico del segretario di Ncd è significativo. La trattativa deve essere affrontata con calma e disciplina. Berlusconi ha chiesto di "non bruciarla", la trattativa. Anzi, di agevolarla. Attendendo, infatti, potrebbe arrivare il momento in cui Renzi, decidendo per uno scatto in avanti, potrebbe innescare il domino con cui far cadere il governo e, con la riforma elettorale, anche Alfano. Quello scatto in avanti, però, può arrivare solo dopo le motivazioni della Corte, e solo dopo il naufragio delle trattative con Letta e Angelino per la riforma elettorale. A quel punto, lo scatto in avanti, potrebbe bruciare tutti: il premier, Napolitano e anche l'ex segretario del Pdl.

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