Matteo Renzi a La Stampa: "Non si vota fino al 2018"

di Ignazio Stagnodomenica 21 settembre 2014
Matteo Renzi a La Stampa: "Non si vota fino al 2018"
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"Non si vota fino al 2018". In un'intervista a La Stampa il premier Matteo Renzi respinge l'ipotesi di un voto anticipato e persevera sulla linea degli annunci (a cui spesso non seguono i fatti). Sulla legge elettorale promette un cambio di passo in tempi brevi: "Depotenziati i termini ultimativi, sull’Italicum stiamo discutendo serenamente: si potrebbe alzare la soglia per vincere al primo turno dal 37% al 40% e - come hanno fatto in Toscana - bloccare solo il capolista lasciando le preferenze per gli altri candidati. Mi pare un buon compromesso. Il Pd non ha problemi, tanto fa le primarie. Ma di certo non facciamo la legge elettorale per andare a votare. Non esiste questa cosa. Dobbiamo portare a casa la doppia lettura della riforma del Senato e del Titolo V che poi andrà a referendum. Tutto il prossimo anno è impegnato per questo. Arriveremo alla scadenza naturale, nel 2018 Investimenti in Italia - Poi il premier parla di economia e degli investimenti esteri in Italia: "Non esiste un provvedimento ad hoc, una mossa choc capace di fare ripartire il Paese. Il punto è recuperare fiducia verso l’Italia. L’abbassamento dell’Irap, il pagamento dei debiti della Pa, il Dl Poletti che ha già salvato molti posti di lavoro a partire da quelli dell’Electrolux... Il governo fa più di quanto riesce a comunicare. Ma non è semplice intervenire nella macchina pubblica. Una volta avuta un’intuizione bisogna cambiare la forma mentis della burocrazia statale. È la cosa più difficile e più bella che stiamo facendo.  Il premier alla Stampa annuncia una novità, che Piero Fassino, sindaco di Torino e presidente dell’Anci, giudica "importante" e che riguarda la compartecipazione dei Comuni al risanamento statale". Crisi internazionale - Infine un commento sulla situazione internazionale: "Sono molto preoccupato. Dobbiamo fare in modo che il cessate il fuoco di Minsk regga. Questo serve all’Europa, alla Russia e all’Ucraina. Poroshenko andrà alle elezioni, ma andrà aiutato perché la situazione interna è molto difficile". Sulle sanzioni il punto fermo del governo è che "l’Italia ha un rapporto storico con la Russia che non è legato solo a gas e energia. È molto più grande, sia da un punto di vista culturale sia commerciale. Ma, ovviamente, l’atteggiamento che manterremo dipende da quello che farà Putin".