Dopo la Leopolda e dopo la manifestazione dei sindacati di sabato scorso. Il partito democratico è sempre più diviso tra i dissidenti e i fedelissimi a Renzi. Ma adesso il premier non ha più intenzione di stare a guardare e, anche se pubblicamente, sconguira l’eventualità del voto anticipato, in privato ripete che se i dissidenti non si rimettono in riga si andrà al voto anticipato. Il premier è in maggioranza ovunque tranne che in Parlamento e al Senato finisce sempre cin quelle votazioni sul filo, e alla Camera dove i numeri sono schiaccianti, fioccano le assenze ingiustificate. In più incombe lo spettro della nuova votazione del Def dopo che l’Unione europea ha dato il via libera alla legge di stabilità. Il voto sul Def - Le opposizioni hanno chiesto una nuova votazione perché il documento è stato modificato e Laura Boldrini ha accettato. Il governo avrebbe di gran lunga preferito risparmiarsi questo ulteriore passaggio in aula: si voterà giovedì sia alla Camera che al Senato e il presidente Grasso si è riservato di decidere sulle modalità oggi: sia lì che alla Camera Forza Italia, Sel e Cinque Stelle daranno battaglia per ottenere la tagliola della maggioranza assoluta e tentare di far inciampare Renzi a Palazzo Madama. Ed è anche per questo che Renzi ha voluto lanciare un messaggio chiarissimo ai dem: se il partito si spacca lui salirà al Colle e chiederà elezioni anticipati.