Tutte le balle sul femmenicidio e quelle ministre spot

La violenza sulle donne un'emergenza? Una menzogna. Ma il governo pensa alle task force
di Andrea Tempestinidomenica 16 giugno 2013
Facci visto da Vasinca

Facci visto da Vasinca

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Tra gli spot di questo governo rientrano alcuni ministeri affidati a delle donne (fattore per loro umiliante assai più che premiante) ed è di ieri una nuova entrata: la nomina di Isabella Rauti a «consigliere per le politiche contro la violenza di genere», cioè contro il «femminicidio», inteso come omicidio di donne da parte di conoscenti o partner. Un fenomeno che non rappresenta assolutamente un’emergenza, bensì, in termini numerici, una truffa mediatica dimostrabile. Il collega Davide De Luca ha raccolto tutti i dati seri sul tema (Istat, Onu, ministero dell’Interno) e certe recenti campagne ne sono uscite sbugiardate. Tra i risultati: 1) il femminicidio non è in aumento, bensì in calo; 2) in Italia si uccidono meno donne rispetto a tutto l’Occidente; 3) paesi come Austria e Finlandia hanno tassi tre volte superiori ai nostri. Perciò dire che il femminicidio sia una «vera emergenza sociale», come ha fatto la Rauti, suona come una balla rispetto a emergenze sociali assai più contingenti. La verità, spot a parte, è innominabile: più un paese è evoluto - e la parità pienamente raggiunta - e più tendono a equivalersi gli omicidi tra uomini e donne. L’Italia non brilla per emancipazione femminile, com’è stranoto: col risultato che le donne le ammazzano meno, e che talvolta, se le ammazzano, lo fanno proprio perché sono donne. È un fattore culturale definito «endemico» dagli studiosi. Fateci anzitutto un seminario, poi penserete alle task force ministeriali.    di Filippo Facci @Filippo Facci