I ministri azzurri del governo guidato da Enrico Letta si dimettono e, da oggi, il Popolo della Libertà si sfila dalle larghe intese. Tra lunedì e martedì il premier si presenterà in Parlamento e chiederà la "fiducia". Alla Camera non dovrebbe avere problemi, ma al Senato i numeri non gli sorridono. A dire il vero, non è detto che il premier, informalmente già sfiduciato, arrivi a pronunciare il suo discorso a Palazzo Madama. Se il Pdl dovesse negare la fiducia a Montecitorio, infatti, Letta potrebbe decidere di lasciar perdere e riconsegnare subito l'incarico nelle mani di Giorgio Napolitano. A quel punto il Presidente della Republica vedrebbe fallito il suo piano politico e si rivolgerebbe, come successo a febbraio, ai diversi leader di partito per le consultazioni. Letta bis - La prima strada (quella che seguirebbe con maggiore felicità il Partito democratico) è un Letta-bis. Napolitano, dopo aver verificato la possibile esistenza di una nuova maggioranza, potrebbe ridare l'incarico al premier uscente (che dovrebbe comunque riottenere la fiducia in Parlamento) e far continuare la legislatura con equilibri diversi. Quali? Due le opzioni sul tavolo. La prima vedrebbe un'alleanza tra il Pd e alcuni partiti che sono, ora all'opposizione. Sicuramente Sel: i rossi vendoliani erano alleati del Pd alle elezioni di febbraio e tornerebbero volentieri all'ovile. Ma in Senato il loro consenso non basta e c'è bisogno dei 5 Stelle. Qui è più difficile, ma non è affatto impossibile che per celebrare la vittoria dell'antiberlusconismo questo matrimonio si possa fare. Ma se i 5 stelle dovessero dire no, il soccorso a Letta e napolitano potrebbe arrivare da altre direzioni. Traditori - Gli indiziati numero uno sono i senatori del Popolo della Libertà. Per mantenere un Letta-bis (contando il sostegno scontato di sel e quello probabile di Scelta Civica) basterebbero circa una ventina di azzurri. Tra i parlamentari del Pdl c'è stanchezza per i continui cambi di rotta di Berlusconi e già in occasione della richiesta di dimissioni di deputati e senatori nel partito si erano aperte fratture (Giovanardi, Quagliariello) e si erano registrati mugugni (Cicchitto). Altrimenti ai seggi - Ma se il piano di salvataggio ideato da Napolitano dovesse fallire ancora una volta ecco che si aprirebbero le porte dei seggi: tutti al voto. Il Presidente della Repubblica ha detto che il voto anticipato è "anomalia" italiana, ma non potrà non prendere in considerazione questa oppotunità. Certo a quel punto il peggior sconfitto sarebbe il Pd, costretto ad andare a votare con questa legge elettorale e senza un leader vero e riconosciuto. Una finestra elettorale, infatti, c'è ed è il 24 novembre: quasi tre settimane prima del congresso democratico. E' l'incubo di Guglielmo Epifani che potrebbe realizzarsi entro la fine della prossima settimana.