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Coronavirus, Alessandro Giuli contro Giuseppe Conte: "La politica non lasci le decisioni al partito dei virologi"

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Alessandro Giuli, nel suo pezzo oggi sul Tempo, fa una disanima dell'attuale situazione tra emergeza coronavirus, lockdown e possibile riapertura: la cosiddetta Fase 2. Il parere degli scienziati è una risorsa imprescindibile. La scienza procede per tentativi, esercita il dubbio metodico e di volta in volta consegue risultati certificati da prove empiriche con valore statistico; e su queste basi esprime i propri assiomi che coinvolgono ogni branca del sapere, a cominciare dalla medicina. È di fondamentale importanza per il decisore politico affidarsi al giudizio dei consulenti scientifici - siano essi virologi, epidemiologi e studiosi di statistica - in modo da avere a disposizione un quadro di riferimento valido come cornice in cui esercitare il proprio ruolo. Che è appunto quello di stabilire norme e linee guida in funzione del bene comune.

 



Cedere alla visione dialettica che mette in contrasto gli scienziati con i politici, scrive Giuli, è un errore di metodo e di merito che rischia di immiserire entrambe le categorie. Fatta eccezione per alcuni eccessi, gli scienziati più avveduti (e fra costoro Burioni) convengono sul fatto che la politica, in assenza di un «rischio zero», debba progressivamente assumersi un margine di responsabilità nel «liberare» le energie umane dalla prigionia del Covid-19, senza con ciò sottovalutare il monito del mondo medico-sanitario. Il primato della politica, per l' appunto, risiede anche nella necessità di trovare una sintesi tra la salvaguardia della salute e quella della tenuta economica, sociale e psicologica della propria comunità ed è auspicabile uno sforzo concorde per offrire alla politica il maggior numero d' informazioni veritiere per alimentare le migliori scelte.

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