Siciliano di provato lignaggio, studioso dei Veda e di sufismo, già militante del Msi, quasi parlamentare dei 5 Stelle. Da due giorni assessore regionale della Lega ai Beni Culturali e all'identità siciliana: il primo storico ingresso del Carroccio nella giunta della Regione Sicilia, con tanto di benedizione di Matteo Salvini e del reggente in trinacria Stefano Candiani.
Se esiste una traccia "federiciana" e sintetica riscontrabile in politica, Alberto Samonà la incarna appieno. A lui - classe '72, giornalista (anche sulle colonne di Libero), scrittore e uomo di teatro - tocca adesso l'arduo compito di sostituire una figura importante come Sebastiano Tusa, il celebre archeologo scomparso in un terribile incidente aereo durante una missione in Etiopia, e di rappresentare allo stesso tempo la prova del nove per la newco della Lega nazionale nell'isola maggiore: quella sul fronte della cultura. «Lega, cultura e Sicilia? Non si tratta di certo di un ossimoro - spiega al nostro giornale -. Anzi, la Lega vuole dimostrare ai siciliani che il buongoverno, a partire dalla tutela dell'identità, è possibile nonostante decenni di governi - esclusa quest' esperienza targata Musumeci nella quale Tusa è stato un grande riferimento - dove i beni culturali sono stati maltrattati, altro che valorizzati e messi a sistema».
Silvio Berlusconi, voci sul piano B del Pd: al voto col proporzionale e Forza Italia in maggioranza
Silvio Berlusconi di nuovo ago della bilancia nel momento fondamentale della ricostruzione del paese? Il Partito Democra...LE PROTESTE
La vigilia della sua nomina, vincitrice su una rosa di nomi e salutata con soddisfazione anche dal governatore Nello Musumeci, è stata oggetto della protesta delle sardine siciliane: "scandalizzate" dall'idea di un salviniano alla Cultura, considerato alla stregua di un abuso all'identità isolana. Un'obiezione che fa sorridere il neoassessore. «Siamo sempre lì - ribatte Samonà -: le sardine e il loro pregiudizio sulla superiorità culturale della sinistra e poi sono quelli secondo cui Moro è stato ucciso dalla mafia. La democrazia è un'altra cosa: bisogna permettere a chi governa di dimostrare sul campo se vale o no».
A proposito di campo, in Sicilia l'agibilità del Carroccio non è figlia di una scelta estemporanea, dato che le responsabilità sono cresciute proporzionalmente ai numeri: dagli esperimenti di Noi con Salvini, con i primi amministratori pionieri, si è arrivati al 20% delle Europee. «In quel risultato c'è un pezzo importante e trasversale della società siciliana: altro che corpo estraneo. Poi ognuno declina la propria equazione: per ciò che mi riguarda il valore aggiunto è dato dal patrimonio tutt' altro che statico della Sicilia: dalla cultura greca a quella bizantina, dall'architettura arabo-normanna al barocco, dai borghi medievali al liberty fino al fondamentale turismo religioso». Che tutto ciò in questa terza Repubblica possa toccare alla Lega anche nel profondo Meridione solo a un'analisi superficiale può sembrare una "notizia". «Basti pensare alla Sardegna, dove governiamo con il Partito Sardo d'Azione o in Calabria, dove il vicepresidente è un leghista...».
Sondaggio di Tecnè, cifra inverosimile per il governo: la fiducia cala a picco
Brutte notizie per Giuseppe Conte. L'emergenza coronavirus, i ritardi nel dl Rilancio e negli aiuti alle imprese, ha...SBOCCO NATURALE
Per Samonà, insomma, si tratta di uno sbocco del tutto naturale: «La Lega è il movimento che più difende le tradizioni dall'attacco del pensiero liquido». Lo è, sostiene ancora, a maggior ragione per un identitario di destra. Qui non è certo l'unico, dato che la cantera post-missina, tutta legata all'esperienza del Fronte della Gioventù, anche in Sicilia è nutrita: dall'assessore catanese Fabio Cantarella, al commissario palermitano Antonio Triolo, passando per Igor Gelarda e Bartolo Giglio. La spiegazione è in pieno stile rautiano: «Se ci siamo ritrovati nella Lega significa che le nostre "sintesi" di trent' anni fa erano corrette...». A proposito di percorsi, resta la parentesi tra i 5 Stelle. Samonà, dopo la buona affermazione alle "parlamentarie" grilline, era in procinto di diventare senatore.
Poi al tavolo dell'allora leader Di Maio arrivarono alcuni suoi articoli a sostegno di Musumeci. E il diritto conquistato con il consenso, magicamente, saltò. Acqua passata: «Come tantissimi italiani ai tempi ho creduto nella novità dei 5 Stelle. Poi mi sono accorto che non era così. Nessun problema: una meteora nel mio percorso...». Itinerario che, dopo l'ingresso in Lega, lo porta oggi alla sfida più complessa della sua vita: per lui personaggio eclettico, esponente di una "destra divina" affascinata dalla mistica e dall'estetica, difendere così la sua Sicilia è solo un ennesimo "stadio". «I prevenuti pensano a un assessore della Lega come a un rozzo ignorante. Dimostreremo invece che si tratta di uomini che cercano di far funzionare le cose nell'interesse di tutti. Sempre nel nome della nostra pluri-millenaria identità» riproduzione riservata.