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Matteo Renzi, la confidenza: "È nato il governo Boschi-Conte. E tra due mesi lo faccio saltare"

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Matteo Renzi è in una fase della sua carriera politica in cui come fa, sbaglia, almeno agli occhi dell'opinione pubblica che non comprende i giochi di Palazzo. Non aver votato la sfiducia ad Alfonso Bonafede è stato un errore madornale, tale da distruggere in un colpo solo il residuo di credibilità che gli era rimasto. Stavolta il tattico Renzi ha fatto male i conti: nonostante le minacce di Pd e M5S, il governo non sarebbe caduto per la sfiducia di un ministro incompetente, al massimo sarebbe migliorato. Certo è che l’ex premier ha ottenuto un potere politico non indifferente, che gli permette di dettare l’agenda di governo su alcuni temi che gli stanno a cuore, ma tale potere non si traduce in consensi.

 

 

Inoltre salvando Bonafede il leader di Iv ha tradito il credo del suo stesso partito: da questo punto di vista la mozione di Emma Bonino andava votata senza se e senza ma. L’altro lato della medaglia, scrive Augusto Minzolini su Il Giornale, è che Renzi ha dimostrato di essere decisivo “visto che senza i voti di Italia Viva il governo sarebbe andato sotto: siamo al governo Coschi, Conte-Boschi”. Insomma, l’ex rottamatore avrebbe ottenuto molto di più salvando Bonafede: il potere di far passare alcuni suoi pallini, come il piano sulle grandi opere. Sempre secondo Minzolini, è evidente che non sarà il Palazzo a cambiare un governo incapace, ma semmai un’ipotetica rivolta sociale. Magari è la stessa scommessa di Renzi: “Ma cosa gli interessa in questo momento alla gente della prescrizione, tra due mesi - si legge su Il Giornale - lo faccio saltare sull’economia e divento un eroe nazionale”. 

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