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Giuseppe Conte interrogato a Bergamo, la nota Iss ignorata: perché il premier teme il confronto coi pm

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"Sono tranquillo, riferirò i fatti", ha detto Giuseppe Conte ai giornalisti a proposito della convocazione dei pm di Bergamo che vogliono farlo testimoniare come persona informata sui fatti a proposito della mancata zona rossa a Nembro e Alzano, a inizio marzo. Ma la verità è un'altra. Un retroscena del Corriere della Sera svela la profonda "irritazione" del premier per una bomba politico-giudiziaria che rischia di rovinargli pure gli Stati generali. "La Regione Lombardia poteva creare 'zone rosse' in piena autonomia se riteneva giusto non aspettare il provvedimento del governo": questo, secondo il Corsera, Conte ripeterà ai magistrati venerdì mattina, rovesciando su Attilio Fontana le accuse rivoltegli dal governatore leghista della Lombardia. 

 

 



Ma la difesa di Conte rischia di fare acqua. Il premier ha sempre detto di aver scelto di non istituire la zona rossa nei due comuni lombardi devastati dall'epidemia di coronavirus perché da lì a pochi giorni avrebbe messo in lockdown l'intera regione (e di seguito, il resto d'Italia). "Ma ai magistrati - nota giustamente il retroscena - dovrà chiarire anche che cosa accadde a palazzo Chigi dopo la nota inviata dal presidente dell'Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, che suggeriva invece di procedere intanto per quei due centri dove il numero dei contagi da coronavirus si era ormai impennato". "La situazione era critica in tutta la Regione e quindi era indispensabile capire se limitare il regime della 'zona rossa' a questi due soli Comuni oppure estenderlo a tutta la Regione", è la linea del presidente del Consiglio. Linea che non fu condivisa da Brusaferro. 

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