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Luciana Lamorgese, voci sul rimpasto: al ministero dell'Interno Nicola Zingaretti? Timori per il dossier-immigrazione

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L'accordo raggiunto in Europa sul Recovery Fund pare aver rafforzato il governo e Giuseppe Conte. Senza un risultato almeno sufficiente, infatti, il presunto avvocato del popolo, si sussurra, sarebbe stato defenestrato da Palazzo Chigi. Ma non è andata così. E dunque, pur tra le tensioni sul Mes, il governicchio Pd-M5s tira dritto. E Conte resta al suo posto. Parzialmente archiviate pure le voci sul rimpasto che si rincorrono da mesi, anche se un tagliando, probabilmente, dovrà essere fatto. E tra i depennabili non c'è soltanto Lucia Azzolina, il ministro dell'Istruzione che per numero di gaffe fa concorrenza a Danilo Toninelli e di cui anche i vertici grillini avrebbero le tasche piene. Tra i depennabili ci sarebbe anche Luciana Lamorgese, il ministro dell'Interno.

 

L'indiscrezione viene rilanciata da Italia Oggi, che citando alcuni parlamentari dell'area di governo che scelgono l'anonimato spiega che l'ipotesi del rimpasto non è ancora stata del tutto accantonata. "I dem si dimenano tra la voglia di elezioni anticipate per spazzare via quel che resta dei renziani nel Pd e certificare ufficialmente che sono il secondo partito d'Italia dopo la Lega", spiega la fonte. Ed in questo contesto si fa strada l'ipotesi del rimpasto, anche per placare chi tra i dem più vorrebbe il ritorno alle urne. Un rimpasto in cui potrebbe essere come detto sacrificata la Lamorgese in favore del Pd. Secondo Italia Oggi, infatti, al Viminale ci potrebbe finire Nicola Zingaretti: di male in peggio, insomma, considerato che il ministero degli Interni deve gestire il dossier-chiave dell'immigrazione. Per inciso, il M5s potrebbe accettare lo scambio, poiché ritiene la Lamorgese sacrificabile.

 

Italia Oggi aggiunge che secondo diversi parlamentari sarebbe proprio l'obiettivo di questo avvicendamento al Viminale a spingere il Pd ad alzare la voce sulla riforma elettorale: si tratterebbe, insomma, di un escamotage per costringere Conte a scendere a patti. Anche perché se davvero il governo è destinato a durare, magari fino al 2023, per il Pd in generale e per Zingaretti in particolare sarebbe meglio scendere in campo in prima persona.

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